I mille modi di comunicare viaggiando

di Mauro Evangelisti
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Sabato 10 Maggio 2014, 09:27
Esco dal wi-fi. la nuova forma di saluto nell'era della messaggistica, sempre pi parole scritte, sempre meno vocale.

Potremmo chiamarla anche la serenità del «roming», nel senso di tenersi in contatto con Roma spendendo poco o nulla, rispetto all'incubo del «roaming», perché un tempo quando viaggiavi e dovevi telefonare a casa rischiavi di spendere più soldi di quelli che avevi sborsato per il volo.



Così se un tempo a Fiumicino ti salutavano dicendo «appena arrivi, chiami», oggi si preferisce un più oculato «appena trovi il wi-fi ci sentiamo su Skype». E nel filo diretto resto del mondo-Roma, a volte ci si disperde nei molteplici modi di comunicare, perché alla fine ti ritrovi a ricevere lo stesso messaggio dall'altra parte del globo su Whatsapp (che è più immediato ma legato a una sim card e a un telefonino), sulle chat di Facebook e Hangout (più macchinose ma con il pregio di essere controllabili su un pc), perfino con l'sms (ma ha il difetto di costare non poco in roaming).



Fino a quando uno dei due interlocutori, ubriacato dai rivoli differenti di comunicazione, sbotta «decidiamo quale canale usiamo però». E se gli ultra settantenni restano diffidenti verso i social network, eccoli convertirsi appena il parente lontano manda uno straccio di selfie per confermare che sta bene. In sintesi: Guzzanti all'alba di internet scherzava sulla possibilità di comunicare con l'altra parte del mondo: «Ma io e te aborigeno che cavolo abbiamo da dirci?»; ma poi le mamme hanno sempre qualcosa da dirci, ovunque ci troviamo.



mauro.evangelisti@ilmessaggero.it