Laura Ziliani è stata stordita dai farmaci. Ma non uccisa dal composto di benzodiazepine trovato nel suo corpo. Chi indaga è convinto che l'ex vigilessa bresciana sia stata soffocata con un cuscino mentre dormiva sotto effetto di ansiolitici «potenzialmente idonei a compromettere le capacità di difesa». Ora bisogna vedere quali elementi sul cadavere, a distanza di 140 giorni dal decesso, possono ancora essere trovati a sostegno della tesi del soffocamento non violento.
Il corpo tenuto in un luogo asciutto
Si fa strada l'ipotesi che la donna possa essere stata soffocata, forse con un cuscino, data l'assenza di segni sul collo o altre ferite visibili, ma bisognerà ancora attendere: «Medicina legale sta ancora lavorando», spiega una fonte all'Adnkronos.
Laura Ziliani, la figlia disabile nel mirino delle sorelle
La sorella disabile
Silvia e Paola Zani, le due sorelle di 27 e 19 anni accusate dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della mamma Laura Ziliani, dal momento dell’arresto non hanno più aperto bocca e altrettanto ha fatto Mirto Milani, in isolamento a Canton Mombello, fidanzato della maggiore con una relazione nascosta con la minore. Un «trio criminale» che ha mentito, manipolato, provato a depistare le indagini e secondo il gip è colpevole non solo della morte dell’ex vigilessa di Temù: «La loro condotta, già di per sé di indicibile gravità, risulta ancor più odiosa perché, così agendo, gli indagati hanno privato Lucia Zani, disabile e in tutto dipendente dalla madre, dell’unico genitore superstite», si legge nell’ordinanza.
Lucia è la figlia di mezzo e ha difficoltà sin dalla nascita. Con la scomparsa di Laura Ziliani, che avrebbe garantito agli indagati una vita in vacanza grazie al suo patrimonio immobiliare, per i tre la ragazza diventa un problema. Al telefono Mirto Milani, preoccupato, paventa il rischio che la nonna Marisa o gli zii Michele e Massimo «possano farsi avanti per diventare tutori della terza sorella Zani, affetta da gravi patologie». Una prospettiva economicamente spaventosa per il trio: in base alle accuse hanno eliminato l’ex vigilessa per appropriarsi dei suoi soldi, con la scelta di un tutore il tesoretto si sarebbe eroso e non avrebbero più avuto la gestione totale. «Oltre all’usufrutto completo dell’appartamento della madre a Brescia - scrive il gip - Lucia Zani possiede con le sorelle le altre proprietà della mamma. L’eventuale nomina di un parente estraneo alla stretta cerchia familiare come tutore avrebbe impedito agli indagati di amministrare a loro piacimento il patrimonio immobiliare».