Colpisce che entrambi le edizioni formino in coppia il primo e il secondo posto della classifica dei libri più venduti in queste settimane: gli italiani, per amore del loro commissario preferito, sono diventati tutti filologi, e preferiscono pagare cinque euro in più per questa versione, particolare, commemorativa (e rilegata con elegante copertina rigida)? Di certo la risposta sta nel mezzo: c’è il desiderio di celebrare l’ultima storia di Montalbano con una veste insolita, ma anche di capire meglio il percorso creativo di Camilleri.
Camilleri, la nipote Alessandra Mortelliti: «Un nonno fantastico, ci raccontava storie che poi finivano nei suoi romanzi»
L’autore di Riccardino ha sempre preferito il dialetto per esprimere certi dettagli, che in italiano gli sfuggivano. «L'italiano - spiegava - mi diventava generico, le sfumature mi mancavano. E allora ho usato una specie di shaker e, a poco a poco, ho cercato ambiziosamente di creare una terza lingua che fosse tutta mia e il risultato di questa commistione. Per noi siciliani l'italiano è rimasto un atto notarile».
Camilleri, così finisce la saga di Montalbano: a un anno dalla morte esce "Riccardino"
Chi vuole andare più a fondo, può provare (anche a caso) a comparare le due stesure. Il nome Camilleri (nelle parti in cui telefona al suo personaggio) scompare, e diventa l’Autore, molto più pirandelliano; ma è Salvatore Silvano Nigro, nella postfazione, a entrare maggiormente nel dettaglio: «Camilleri è intervenuto sui giri delle frasi, ha evidenziato i dettagli, ha reinventato nuovi ordini di parole, ha rimodulato l’interpunzione, ha badato all’armonia delle sillabe, agli eccitanti del linguaggio sonoro (come i prefissi nei verbi), ai fatti gestuali dell’espressione (nzè non è una semplice negazione; introduce tutto un movimentato spettacolo facciale). Ha rielaborato la prosa, la scrittura aguzza, le sfumature».
In fondo al cuore non avremmo voluto mai che questo giorno arrivasse. Ecco "Riccardino" di Andrea Camilleri, a tutti voi. @alferjeprestia #Camilleri #UnAnnoSenzaCamilleri #Riccardino https://t.co/bpJUxruYVi https://t.co/kfA9q5IHwo pic.twitter.com/4QzzTmzTey
— Sellerio editore (@sellerioeditore) July 16, 2020
Alcune parole si evolvono (comodino diventa commodino, colla diventa coddra), le frasi si arricchiscono di suoni e di ritmo (e tu perché chiami me? si muta in e tu pirchì acchiami a mia?); il siciliano derivato da quello parlato a Porto Empedocle si evolve, si trasforma, come avviene alle lingue “vive”; e questo rende in qualche modo “reale” anche il mondo di Vigàta. Per questo trasformare frasi come rompirono il tubo in rumpiro il tubbo (e potremmo andare avanti all’infinito con esempi del genere) non sono aridi rifacimenti di un letterato alla ricerca della perfezione, ma sono tentativi di creare un ecosistema in cui i personaggi possano trovare definitiva collacazione, possano vivere in un romanzo in cui (come sempre nelle opere riuscite) “tutto si tiene”. Un mondo che si evolve da “lingua bastarda” a “lingua ‘nvintata”, come sottolinea lo stesso Nigro, per dare vita a «un sistema unitario siculoitaliano e fantastico».
© RIPRODUZIONE RISERVATA