Lady Gucci, in prima visione il documentario sulla “vedova nera” Patrizia Reggiani

Lady Gucci_Patrizia Reggiani_credits Courtesy of Press Office
di Gustavo Marco Cipolla
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Lunedì 11 Gennaio 2021, 14:04

La prigione, che per lei appare idealmente come fosse un luxury hotel, e una donna dai mille volti con una vita complicata, passata tra gioielli, sogni di gloria e le stelle dell’alta finanza. Per finire poi nelle stalle del carcere dove il degrado non ha sfocato l’immagine nitida e patinata che ha dato di sé. Visibile su Discovery Plus, l'innovativo servizio streaming del gruppo televisivo, arriva dall' 11 gennaio in prima visione assoluta “Lady Gucci - La storia di Patrizia Reggiani”, il documentario scritto dalle autrici Marina Loi e Flavia Triggiani con la consulenza di Serena Castana, a cura di Giulia Cerulli per la regia di Jovica Nonkovic.

 

Prodotto da Videa Next Station per Discovery Italia, in video l’ex Signora Gucci accusata nel 1995 quale mandante di uno degli omicidi più efferati del firmamento della moda. Quello di suo marito, l’imprenditore Maurizio già presidente della celebre maison fiorentina del fashion, a causa del quale la stampa la chiamerà per sempre la “vedova nera”. Amore e passione si traducono in odio, desiderio di vendetta,violenza. Luoghi dall’eleganza impeccabile fanno da scenografia alle pagine di un romanzo modaiolo noir che, tuttavia, non ha un lieto epilogo. La dimora di Saint Moritz, la meravigliosa barca, il Creole, considerata la più bella e sontuosa al mondo. Sino agli spazi popolati dalla disperazione, passando per i Navigli di una Milano borghese e da bere. Ma Reggiani preferisce la compagnia della sua amica e confidente Pina Auriemma, soprannominata “la maga”, considerando che fa parte di un diverso ceto sociale. Si lega fortemente a lei, tuttavia non la introdurrà mai nel suo universo fatto di lusso e sfarzo.

Una ricca dinastia e un assassinio destinato ad essere punito dalla giustizia. «Durante il suo periodo di detenzione Patrizia ha saputo, grazie alla sua determinazione e alla sua personalità, ricreare in cella una vita a sua immagine e somiglianza riempiendo il carcere di fiori, glamour e anche di un furetto, ribattezzando vezzosamente San Vittore in Victor Residence! Lady Gucci è una persona magnetica: impossibile rimanere indifferenti di fronte a lei e al suo fascino, al suo carisma.

Non ne faccio solo una questione di bellezza e charme, ma ciò che colpisce di più sono la sua espressività, la gestualità e le pause con le quali cattura l’attenzione di chi la ascolta. Un vero e proprio personaggio cinematografico. - spiega Loi - Ha tanta forza di volontà mista ad un’indole naïve: per esempio dei regali milionari che ha ricevuto dal consorte non ha conservato nulla, perché il suo spirito libero non ha pensato di farsi intestare abitazioni, yacht e i beni lussuosi accumulati e che lui non le ha concesso dopo la separazione.

Quando l’ho conosciuta, ho capito il motivo per cui il grande Ridley Scott abbia scelto di girare un film sulla vicenda. Un’esistenza ricca di infinite contraddizioni, dalle frequentazioni del jet set internazionale a quella con Auriemma, da ville e panfili da capogiro alla cella. Una donna ambiziosa ma anche passionale che, al di là di ogni cosa, si sente legata al mito del sentimento per Maurizio. La domanda che molti si pongono e si porranno è: chi è veramente Lady Gucci? Una lucida criminale o una signora ingenua caduta in una trappola che ha saputo sfruttare le sue debolezze? Il docu rispetta la verità processuale però, se devo esprimere un parere personale avendo studiato il caso a lungo insieme a Flavia, non riesco a vederla come una fredda mandante di un omicidio, non riesco a capire quale sia la sua effettiva responsabilità in questa tragedia. Chissà se il pubblico la pensa come me dopo aver visto il nostro lavoro: sono curiosa!».

La cosiddetta “Black widow” viene condannata in primo grado a 29 anni e successivamente a 26 poiché, per gli inquirenti, era stata lei ad aver commissionato l'uccisione del coniuge. In seguito, dopo aver scontato 17 anni di carcere che ha vissuto senza rinunciare ai suoi privilegi, riconquisterà la libertà nel 2017. Con un’intervista che non ha bisogno di filtri, lo schermo proietta luci e ombre dell’ex moglie di Maurizio Gucci e la resurrezione della nuova Patrizia, che ha affrontato circa un ventennio di pena dietro alle sbarre. «Nonostante le vicissitudini che l'hanno segnata, un tumore e il burrascoso rapporto familiare, è rimasta fondamentalmente una donna di classe. Empatica, bellissima e carismatica. Una vera Lady Gucci! Lavorare al documentario è stato molto complesso ma emozionante. In sei mesi abbiamo ripercorso un grande amore, le vicende di una famiglia a capo di un importante marchio del made in Italy e una storia di dolore e rinascita. Per raccontarla, stare sul set è stato complesso. La pandemia ci ha imposto regole davvero ferree e l’osservazione di tutti i protocolli ha comportato un enorme sforzo produttivo per garantire la sicurezza di ognuno di noi», sottolinea Triggiani, che aggiunge «il centro della narrazione è l’omicidio Gucci: uno dei fatti di cronaca più clamorosi della fine del secolo scorso che ha incuriosito l'Italia intera. È stato affascinante mettere a confronto le tesi di Pina Auriemma e Patrizia Reggiani, considerate le mandanti dell'omicidio di Maurizio Gucci nonché nipote di Guccio Gucci, fondatore nel 1921 dell'omonimo brand a Firenze. Le due donne hanno raccontato versioni completamente diverse l'una dall'altra: una storica coppia di amiche divise dalle reciproche accuse e da numerose udienze in tribunale. Sembra la sceneggiatura di una serie tv. Una sorta di Dynasty all'italiana che è partita dalla splendida culla del Rinascimento e ha fatto il giro del pianeta. Per me e Marina, autrice e compagna di viaggio con la quale ho sviluppato l’appassionate progetto di Crime, è stato incredibile rivivere le indagini dell’ex capo della Criminalpol Filippo Ninni, culminate nell'operazione Carlos che ha contribuito a chiarire il caso. Ci sono delle parole pronunciate dall’avvocato di Reggiani che, a mio avviso, descrivono in modo efficace il suo carattere: “Il carcere non l’ha cambiata, anzi è stata lei a cambiare il carcere”. Patrizia durante la reclusione durata quasi 18 anni è riuscita a portare un tocco di stile e a comunicare a tutti la voglia di non arrendersi mai, curando il suo look, rifiutandosi di lasciarsi andare alle brutture della prigionia e rimanendo comunque fedele a se stessa».

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