Infermiera uccide 7 neonati, ergastolo per Lucy Letby. Ospedale sotto accusa: Londra apre un’inchiesta

La giura del tribunale di Manchester ha impiegato 22 giorni per giungere al verdetto sul caso che sconcerta la Gran Bretagna

Infermiera uccide 7 neonati: «Sono malvagia, sono stata io». Choc nel Regno Unito: non era mai accaduto un episodio del genere
di Vittorio Sabadin
4 Minuti di Lettura
Venerdì 18 Agosto 2023, 15:31 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 13:14

LONDRA Lucy Letby, un'infermiera di 33 anni, è stata dichiarata colpevole di avere ucciso sette bambini nati prematuri e di avere cercato di ucciderne altri sei, tra il 2012 e il 2016, al Countess of Chester Hospital di Chester, in Inghilterra. È la peggiore serial killer di bambini nella storia inglese moderna. Ora si indagherà su altri 4.000 neonati con cui potrebbe essere venuta in contatto, ma questo non cambierà la sua pena: il giudice Goss, dopo la deliberazione della giuria, le ha già preannunciato che la condannerà all'ergastolo.

FIDUCIA Quando fu arrestata nel 2018 a stupire tutti fu il suo aspetto da ragazza normale, molto carina, con un bel sorriso aperto e affettuoso.

Ispirava fiducia, chiunque le avrebbe affidato i propri bambini. In ospedale invece uccideva e cercava di uccidere quelli nati prematuri iniettando aria nel loro corpo, infilandogli tubi di metallo o di plastica in gola, procurandogli overdosi di latte o di insulina. Alcuni dei bambini che ha ucciso stavano nel palmo della sua mano. Il capo della giuria ha fatto l'elenco delle vittime, elencandole con i nomi di Baby A, Baby B, Baby C, fino a Baby P, l'ultima assassinata il 24 giugno 2016. In alcuni casi Lucy è stata dichiarata non colpevole, in sette colpevole di omicidio, in sei di tentato omicidio. I sopravvissuti, hanno detto i genitori in una dichiarazione comune letta dopo la sentenza, soffrono ancora oggi pene indicibili e avranno bisogno di cure per tutta la vita. Lucy era molto affettuosa con i parenti dei bimbi che aveva soppresso e si offriva di lavare, vestire e fotografare le sue vittime. Chiedeva ai genitori se volessero prendere e conservare le impronte delle mani e dei piedi dei neonati o scattare un'ultima foto. A volte scriveva loro lettere affettuose, piene di compassione. In un messaggio, descrisse la disperazione di un padre che non voleva che lei portasse il suo bambino all'obitorio: «Piangeva sul pavimento, non ci sono parole, è terribile».

 

PELUCHE Nella sua stanza c'erano orsetti di peluche, un diario con cagnolini e fiori, e molti fogli pieni di appunti. In uno emergono le parole «amore», «aiutatemi», «non posso farlo ancora». E in un altro: «Sono malvagia, ho fatto io questo». In un foglio la parola «odio» è evidenziata da un cerchio nero. David Wilson, un esperto inglese, pensa che l'infermiera sia affetta dalla sindrome di Munchausen, che trae il nome dal barone austriaco protagonista del romanzo di Rudolf Erich Raspe. Si tratta di una patologia che spinge le persone a inventarsi malattie per ricevere le attenzioni degli altri: Lucy infieriva sui bambini per poi andarli a curare insieme ai suoi colleghi. Alcuni hanno testimoniato in aula, e non riescono ancora a dimenticare le urla dei piccoli sofferenti che duravano per ore, i tentativi di salvarli, l'ultimo battito di un piccolo cuore che si spegneva. I genitori di Lucy, Susan e John, hanno assistito a ogni udienza del processo durato 10 mesi e sono stati molto vicini alla figlia. Susan forse aveva sbirciato nel suo diario e negli appunti, che rivelavano un disturbo mentale e una verità terribile. Il giorno dell'arresto la madre era scoppiata in lacrime e aveva detto ai poliziotti: «L'ho fatto io, prendete me». Agli amici, alle amiche e alle colleghe di lavoro Lucy sembrava una ragazza normale, un po' imbranata e dall'aria innocente, con i bambolotti sul letto. Andava alle feste, postava selfie con le smorfie. Ha ucciso il primo neonato dopo avere partecipato a un addio al nubilato, un altro prima della partenza per una vacanza a Ibiza, un altro ancora al ritorno. Danielle Stonier, una detective che l'ha interrogata, ha raccontato che era fredda, priva di emozioni. Ma ha pianto dopo la lettura della prima sentenza di colpevolezza e ha voluto uscire dall'aula per non ascoltare le altre. Ora ci si domanda come sia potuto accadere e si indagherà anche sui dirigenti dell'ospedale.

DUBBI C'erano state segnalazioni e c'erano gli elenchi delle presenze in rapporto alle morti di neonati che parlavano da soli. Intervistato dal Guardian, il dottor Stephen Brearey ha accusato l'ospedale di negligenza per avere mantenuto l'infermiera in servizio nonostante le sue segnalazioni: «Tutti gli eventi dal maggio 2016 in poi sarebbero stati evitabili se i dirigenti avessero agito in modo appropriato». Letby è stata invece rimossa dall'unità neonatale solo all'inizio del luglio 2016, dopo la morte di due gemelli di un parto trigemino avvenuta a 24 ore l'uno dall'altro. Pagherà per quello che le sue turbe mentali l'hanno portata a fare, ma chi ha ignorato gli allarmi è forse più colpevole di lei.

© RIPRODUZIONE RISERVATA