A intervenire per prima era stata l'Ambasciata d'Italia e dopo aver «condannato con fermezza i continuati, inaccettabili bombardamenti che negli ultimi giorni hanno colpito quartieri residenziali di Tripoli causando numerose vittime civili e da ultimo il centro storico della Capitale» aveva rinnovato «la propria richiesta alle forze del generale Khalifa Haftar di aderire a una cessazione delle ostilità» dopo aver accolto «con favore la disponibilità delle governo del premier Fayez al-Sarraj a una tregua umanitaria per affrontare l'emergenza coronavirus». Poi gli Stati Uniti si erano unite alla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) nell'accogliere con favore la decisione del primo ministro libico Fayez al-Sarraj di approvare un'immediata cessazione umanitaria delle ostilità per consentire alle autorità locali di unirsi in risposta alla sfida senza precedenti della salute pubblica posta da Covid-19.
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