Hanno sfondato il finestrino della sua auto, gli hanno spruzzato liquido urticante negli occhi e poi lo hanno colpito a martellate: così è stato aggredito davanti alla sua casa in Lituania Leonid Volkov, braccio destro e grande amico personale di Alexei Navalny. A denunciare l'intimidazione è Kira Yarmysh, la portavoce del dissidente russo, morto poco meno di un mese fa in condizioni poco chiare in un carcere isolato nella tundra siberiana oltre il Circolo polare in pieno inverno. Yarmysh ha fatto circolare sui social foto, probabilmente un selfie di Volkov con un occhio nero, una ferita alla fronte e una gamba ferita con il sangue che imbeve i jeans, aggiungendo che l'immagine è stata scattata in casa sua, dov'era in attesa dell'arrivo dell'ambulanza. Volkov, 43 anni, grande amico di Navalny e capo dello staff, fino al marzo del 2023, della Fondazione Anticorruzione messa in piedi da Navalny, ha apertamente accusato Vladimir Putin per la morte dell'amico.
I condemn the disgraceful assault of Navalny’s advisor, @leonidvolkov.
I hope that Lithuanian authorities do all they can to find and identify the perpetrators behind this cowardly attack, even as there is little doubt of Russian involvement ! pic.twitter.com/wgybGOhxLU— Guy Verhofstadt (@guyverhofstadt) March 12, 2024
Solo tre giorni prima di quel drammatico 16 febbraio, parlando dall'estero con alcuni diplomatici a Mosca, Volkov aveva detto che Navalny era «in condizioni psicofisiche sorprendentemente buone» e non in pericolo di vita, nonostante le durissime condizioni carcerarie oltre il circolo polare artico in pieno inverno, rafforzando quindi l'ipotesi che non sia deceduto perché malato o logorato.