Declino capitale/ L’ipotesi della disfatta che lascia increduli

di Paolo Graldi
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Sabato 10 Marzo 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:08
Il primo commento è: non ci posso credere. Il secondo commento è: roba da matti. Il terzo commento è: se è vero, i romani stavolta comprano i forconi e assaltano il Campidoglio. Il quarto ed ultimo commento è: comunque siamo alla disfatta, alla resa dei conti finale. La notizia? Semplice: i tecnici del Comune, in un comunicatino di poche righe fatto arrivare mentre i romani si mettevano a tavola per la cena, hanno avvertito che “il perdurare delle condizioni meteo avverse e viste le condizioni di alcuni tratti stradali ormai non più sanabili con interventi di manutenzione ordinaria si è valutata l’ipotesi della chiusura al traffico veicolare”.

La ventata gelida dello sgomento deve essere arrivata subito in Campidoglio, perché qualche minuto dopo una nota ufficiale ha provato a congelare tutto: nessuna chiusura, stiamo lavorando, l’emergenza è alle spalle. Vedremo come, in quale misura evolverà la situazione ma è già scandaloso che si arrivi solo a ipotizzare lo stop alla circolazione per il fatto che ritardi, sottovalutazioni, incompetenze e interventi riparatori inadeguati abbiano ridotto le strade della Capitale in un percorso da motocross, con buche che il tempo e il maltempo hanno trasformato in voragini e le voragini in trappole micidiali. In Campidoglio, dapprima, si è fatto finta di niente. Prassi consolidata. L’evidenza del dramma, il ripetersi degli incidenti, i disagi crescenti dei cittadini, il traffico infartuato a tutte le ore, hanno spinto gli assessorati competenti ad ammettere che, effettivamente, in qualche caso, non sempre di rado, si è dovuto intervenire.

Ecco allora apparire sotto gli occhi di tutti l’uso intelligente dei vigili urbani chiamati a presidiare le buche, con le macchine di servizio messe di traverso. Poi si sono recintate con reti di plastica rossa altre voragini e imposto, che idea geniale, di limitare la velocità a venti e trenta chilometri orari, lasciando fuori dal divieto di aumentarla i pedoni, rimasti così senza indicazioni su come muoversi. Insomma, un’infinita catena di sprechi, abusi di autorità, soprusi contro la credibilità minima degli amministratori. Per le auto private ciascuno può arricchire l’album dei ricordi con le proprie personali esperienze. Quelle dei motociclisti, purtroppo assai spesso, vengono raccolte al centro traumatologico. Strade di Roma chiuse al traffico per le buche, questo rischia di diventare il biglietto da visita che consegniamo ai romani, al mondo, al turismo. Solo un comparto non si lamenta: le officine che cambiano gli ammortizzatori e le gomme.
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