Antonio Tajani: «Da premier posso aiutare di più l'Italia»

Tajani (ansa)
di Mario Ajello
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Sabato 3 Marzo 2018, 08:19
I primi applausi da candidato premier. Da parte di una platea, quella dell'hotel Parco dei Principi - commercianti, professori, professionisti della Roma dei moderati - molto tajanea. E lui, Antonio Tajani, per la prima volta, pur parlando sempre di Europa, parla anche di Italia. E del suo nuovo impegno: «Sono figlio di un militare, la prima cosa che da piccolo ho imparato a disegnare è stata il tricolore. Tutte le scelte le ho sempre fatte per il grande amore che porto verso la mia patria. Se mi si chiede di dare una mano all'Italia, io rispondo di sì». Berlusconi glielo ha chiesto, lui ha dato la sua disponibilità a fare il premier e i due ieri hanno pranzato insieme a Palazzo Grazioli. Parlando soprattutto del nostro Mezzogiorno, dove entrambi sanno che si giocano le sorti delle elezioni ma anche quelle dell'Italia e dell'Europa.

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NO AI MASANIELLI
Tajani ha consegnato, al padrone di casa, quello che Silvio definisce «un regalo». Ossia un piano molto dettagliato di interventi, innovazioni e riforme per risollevare questa parte della Penisola, che «non merita di avere i Masanielli». Il piano Tajani comprende, ad esempio, l'idea del Fondo unico di investimenti in infrastrutture, banda larga, reti elettriche, logistica, alta velocità porti e acquedotti. E poi accesso al credito per le pmi. «Questi investimenti - ha spiegato a Berlusconi - si possono alimentare utilizzando i fondi regionali europei».

Ecco, il format tajaneo da candidato premier si basa su una serie di caratteristiche, legate anche alla sua esperienza come commissario europeo prima ai Trasporti e poi all'Industria. Il pragmatismo è una di queste. Ieri ha telefonato a Theresa May, per avere chiarimenti sui limiti della circolazione degli individui tra l'Europa e la Gran Bretagna dopo la Brexit. L'altro giorno ha insistito sul Ceo della multinazionale che possiede Embraco, per congelare i licenziamenti dei lavoratori in Piemonte. E il risultato, non soltanto per merito suo, è stato raggiunto. Lo ha ricordato anche ieri all'incontro al Parco dei Principi - condotto da Maria Latella e organizzato nell'ambito di altri appuntamenti con politici dal Canova Club - e sono partiti gli applausi.

Ma prima, cioè alcuni giorni fa, parlando con alcuni suoi interlocutori a Bruxelles, Tajani ha spiegato: «Se il centrodestra ha la maggioranza dei voti, avremo un governo. Diversamente, si formerà una coalizione molto vasta, con il solo obiettivo di riscrivere la legge elettorale e tornare subito al voto». Tajani sarà premier nella prima ipotesi (se tra Forza Italia e Lega ad arrivare primi della coalizione saranno gli azzurri). E nella seconda ipotesi, se il partito berlusconiano andrà bene nelle urne e se saprà ben giocarsi la trasversalità e l'affidabilità di Tajani che ha estimatori anche nelle altre forze compreso il Pd, il presidente dell'Europarlamento potrebbe diventare una risorsa valida in senso generale.

Intanto nell'incontro tenuto nell'hotel romano il candidato premier, oltre a insistere sui problemi del Mezzogiorno («Il Nord si sta riprendendo bene, il Sud arranca»), ha mostrato tutta la sua attenzione nel coniugare un europeismo di tipo merkeliano ma senza contrapporsi al modello Orban che piace a Salvini e Meloni da lui considerati - l'inclusività è il suo tratto, del resto - «non euroscettici ma eurocritici». E ancora: tutto si può dire di Tajani, tranne che non sia un politico-politico. Ma ha raccontato una vicenda apprezzata dalla platea proprio perché poco tipica degli uomini politici: «Rinunciai alla buonuscita da commissario Ue, perché mi sembrava ingiusto prendere quei soldi di fronte a tanti lavoratori europei licenziati e a tante crisi aziendali che avevo dovuto affrontare nel mio incarico».

I DUE RUOLI
Parla ormai da protagonista della partita in corso - mantenendo fermo il principio di non coinvolgere l'Europarlamento nella contesta elettorale nostrana: «Non si strumentalizzano le istituzioni» - e a un certo punto ha osservato: «Rispetto a quanto si può fare da presidente del Parlamento europeo, da premier si può dare un contributo maggiore per rafforzare il peso dell'Italia in Europa». E ancora: «E' importante avere un premier che faccia ascoltare l'Italia presso il Consiglio europeo».

E dunque, un po' è un player che si è saputo subito calare nella gara e un po' Tajani mantiene un profilo da riserva della Repubblica. L'accordo con Berlusconi - senza nessuna smania di succedere a Berlusconi, sennò Tajani non sarebbe Tajani - questo è.
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