Come farai a Natale senza vedere tuo figlio? Soffirai a mandarlo da solo al mare con il papà durante le vacanze estive? Sono queste le domande a cui Giulia Scannavino, romana di 28 anni laureata in lingue e mamma di un bimbo di 2 anni è stata sottoposta durante un colloquio di lavoro per un'azienda. «Mi hanno valutato in base alla mia vita privata, dopo una selezione durata mesi e in cui ho superato ben 5 step» è la conclusione amara della ragazza in un post su Linkedin, diventato virale con oltre 2mila condivisioni.
Giulia Scannavino, laureata e in cerca di lavoro
Giulia vive a Roma, nel quartiere Primavalle con il suo compagno e suo figlio di due anni, nato nel 2020. Alle spalle ha diverse esperienze lavorative, anche all'estero, una laurea triennale in lingue e ora sta studiando per la magistrale in International Cooperation a La Sapienza. «A 26 anni sono rimasta incinta, non era una cosa pianificata anche se è stata la cosa più bella della mia vita» ci racconta «Quando l'ho saputo, l'ho detto piangendo al mio datore di lavoro con cui avevo appena firmato il contratto a tempo determinato».
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Il colloquio: «Hanno distrutto il mio essere donna»
Il processo di selezione era iniziato prima dell'estate e dopo diversi colloqui superati Giulia è arrivata all'ultimo step, il colloquio face to face davanti a 6 recruiter: «Nella prima parte del colloquio ho potuto presentarmi e parlare delle mie esperienze» puntualizza. Poi però ha detto di avere un bambino di due anni e il colloquio comincia a concentrarsi su questo aspetto: «La recruiter inizia a chiedermi come farò a lavorare con un bambino di due anni. Se ho pensato che la mia vita con un lavoro sarà ancora più frenetica. Mi chiede con voce provocatoria come farò a trascorrere il giorno di Natale a lavoro anziché a casa con mio figlio. Sempre con lo stesso tono, mi domanda come farò a non partire con lui durante le sue vacanze estive ad agosto e se soffrirò a mandarlo da solo al mare con il papà» racconta Giulia. Lei risponde con calma: «Con tutta onestà e tranquillità replico che, avendo partorito sotto pandemia, ho avuto tantissimo tempo da dedicare a mio figlio. E dunque è arrivato il momento di pensare alla mia “carriera”; aggiungo inoltre che dedicarmi al lavoro sarebbe in primis un investimento per un futuro migliore da regalare a mio figlio».
Nonostante la risposta tranquilla, Giulia esce dal colloquio molto turbata: «Distrutta. Sono triste, amareggiata e scoraggiata perché quelle domande hanno frantumato il mio essere donna». Una settimana dopo è arrivata la conferma dell'esito negativo del colloquio.
Un messaggio per tutte le mamme
Giulia ha affrontato anche altri colloqui in cui non ha più ricevuto domande di questo tipo. Ma l'amarezza resta tanta: «Non ho scritto il post per accusare l'azienda, ma per esprimere il mio dispiacere verso una situazione che reputo ingiusta che vivono tante donne e ragazze» puntualizza «Essere mamma è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita, ma voglio sentirmi anche realizzata anche come donna e come lavoratrice, non voglio impormi limiti solo perchè ho un bambino. Inoltre penso che servirebbe un po' di tatto da parte di chi conduce i colloqui, è giusto mettere alla prova il candidato, ma quando si entra nella sfera privata bisogna essere attenti: se avessi avuto una situazione più delicata alle spalle sarei crollata, non è giusto».