Abitavano nello stesso palazzo e diverse volte le aveva viste insieme, mano nella mano. Avevano litigato per screzi condominiali e una mattina lui ha cominciato a insultare una delle due: «Lesbica di m...». Poi, ha aizzato contro di lei il suo cane, un pitbull. La bestia si è scagliata sulla donna e l'ha morsicata a una gamba e alla mano destra: le ha quasi staccato un dito. Intanto, mentre la compagna scendeva in strada sotto choc e chiamava i carabinieri, lui continuava a insultare la coppia: «Mando qualcuno a menarvi», ha detto. Ieri, con le accuse di lesioni aggravate dai futili motivi e minacce, per A. F. è stata disposta una pena di 9 mesi di reclusione. Accolta la ricostruzione del pubblico ministero Mario Pesci, che in aula, al termine della requisitoria, aveva chiesto la condanna a un anno. Diversa la versione dell'imputato, assistito dall'avvocato Amalia Capalbo: «Si è trattato di un incidente, non c'è stata nessuna aggressione omofoba, tanto che la relativa aggravante non è stata nemmeno contestata. Le lesioni sono di natura colposa, faremo appello».
LA LITE
I fatti risalgono al 23 giugno del 2018.
LA VIOLENZA
A quel punto la ragazza viene raggiunta dall'animale, che le salta addosso e inizia a morsicarla. Affonda i denti in una gamba, ferendola alla coscia sinistra. Poi, le azzanna una mano, causandole, si legge negli atti della procura, «un distacco parcellare della base della falange» del primo dito della mano destra. Le lesioni diagnosticate in ospedale sono state giudicate guaribili in venti giorni di prognosi.
LE MINACCE
Gli insulti, però, sono continuati e sono stati indirizzati alla compagna della ragazza, scesa in strada per aiutare la fidanzata e per chiamare le forze dell'ordine. Non solo parole sgradevoli, ma vere e proprie minacce, nei confronti della giovane e anche del cane della coppia: «Te manno qualcuno pe menatte, quando scenni cor cane so c... tua, te faccio la festa al cane». Ieri in aula, durante la discussione, il pm Pesci ha sottolineato che l'imputato «ha utilizzato un cane come arma, per imporre la propria ignoranza» e per avere la meglio in una lite nata per motivi banali e degenerata in un'aggressione e in pesanti insulti omofobi. Mentre la difesa dell'imputato sta pensando di presentare appello, esprime soddisfazione per la sentenza l'avvocato delle due ragazze, Valentina Varrone.