La squadra investigativa del Commissariato di Polizia di Anzio stava loro alle calcagna per coglierli in flagrante. Cosa avvenuta domenica quando una donna di Nettuno, testimone dell’aggressione all’immigrato, ha telefonato alle forze dell’ordine indicando la targa dell’auto dei malviventi. Arrestati dagli agenti dopo un rocambolesco inseguimento nel quartiere Santa Teresa di Anzio, domenica notte, a due ore dalla rapina. Tra speronamenti di una volante, tentativo di investire gli agenti che avevano intimato l’alt sparando 12 colpi di pistola in aria, calci pugni e morsi a quelli che li avevano bloccati. Poi il trasferimento al carcere di Velletri. La banda aveva ormai le ore contate. Sabato notte Irinel - che era a volto scoperto - e chi era con lui, erano fuggiti di corsa quando il piantone del Comando della Finanza era uscito per bloccarli. Subito il comandante aveva fatto visionare la scena ripresa dalle telecamere di controllo, in cui si vedeva il ballerino inneggiare, saltare sull’auto e danneggiare a ritmo di rap il lampeggiante fra gli sghignazzi di chi filmava. Poi era stata inviata l’informativa alla Procura di Velletri per danneggiamento di bene dello Stato, con la richiesta di arresto. Insomma non serviva nemmeno postare su Instagram quel video, subito visionato da centinaia di persone, per essere “riconosciuti”. Ma i social ormai sono la piazza pubblica.
La banda da “quasi Arancia meccanica” nei giorni precedenti il video e la rapina aveva terrorizzato decine di coetanei, minacciati e picchiati per un telefono cellulare, un capo di vestiario, qualche decina di euro. «Sapevamo che la Guardia di finanza stava operando per quanto avvenuto sabato notte - spiegano al Commissariato di Anzio - e abbiamo fornito l’originale del video quando lo abbiamo trovato sul cellulare di Irinel.
Ora tante situazioni collimano. Abbiamo addebitato alla banda 11 rapine fra Anzio e Nettuno, delle quali abbiamo riscontri, più una miriade di danneggiamenti e furti su auto in sosta di borse, cellulari, oggetti. Sfondavano i vetri con una mazzetta dal manico di gomma rossa con la sigla Fs, quelle di sicurezza ai finestrini dei treni. L’abbiamo trovata nella perquisizione in casa di uno di loro». Rapine, furti, minacce, lesioni, danneggiamenti, resistenza a pubblico ufficiale, detenzione di attrezzi da scasso, danni al patrimonio dello Stato: queste le accuse da cui i quattro dovranno difendersi in Tribunale. Per le rapine si stava anche sciogliendo il muro di omertà: alcuni ragazzi avevano testimoniato indicando gli autori. Uno di loro e il padre, che lo aveva accompagnato in Commissariato, sono stati anche attesi e picchiati davanti casa da uno della banda spalleggiato dal padre. Padre e figlio violenti sono stati denunciati per questo.
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