Spunta la pista dei rom per il rogo degli autodemolitori a Centocelle, nella Capitale. Non sarebbe un caso che l’incendio che sabato ha tenuto sotto scacco fino a notte fonda il quadrante Sud-est della città, sia partito lungo la via Casilina, a ridosso del Parco archeologico e, soprattutto, del manufatto abbandonato che era stato la sede dell’associazione “Nuova vita” per l’accoglienza dei rom ospiti nell’ex campo Casilino 900. È qui, in quest’angolo del parco, che avevano trovato riparo fino a pochi giorni fa alcuni nomadi “cavallari” poi sgomberati, come era accaduto nei mesi precedenti ad altri nuclei accampati nel “pratone” del Parco di Centocelle. Famiglie che, forse, avevano tutta l’intenzione di non cedere il “loro” territorio, a dispetto della riqualificazione avviata dal Campidoglio che prevede una serie di bonifiche della discarica lasciata tra i rovi, in pratica un centro di smistamento illegale dei rifiuti. E le fiamme di sabato hanno, di fatto, bloccato la programmazione. Ad avvalorare la pista dolosa, il fatto che ci siano più punti di innesco delle fiamme: oltre a quello a ridosso della Casilina, almeno un altro sarebbe stato localizzato più a monte. Qualcuno potrebbe avere utilizzato diavolina o stracci imbevuti di liquido infiammabile per alimentare la linea del fuoco, già sospinto dal forte vento.
PROTEZIONE CIVILE
È solo una delle ipotesi, quella della mano incendiaria rom, al vaglio degli inquirenti.
I SOPRALLUOGHI
Ieri c’è stato un doppio sopralluogo dei poliziotti della Scientifica e del Nia (Nucleo investigativo antincendio) alla ricerca di tracce utili per risalire all’origine dell’incendio. Gli agenti hanno acquisito anche le immagini riprese dalle telecamere di zona. Ascoltati anche i volontari del parco che avrebbero visto dapprima il fumo nero provenire dai margini del Parco archeologico, poi un’altra nube sollevarsi più al centro, a ridosso degli sfasci. Il primo “sos” al numero unico per le emergenze 112 era arrivato alle cinque del pomeriggio con l’indicazione di sterpaglie che avevano preso fuoco all’altezza di via Casilina 712, poi alle sei e undici minuti altre chiamate che indicavano l’incendio ormai in viale Togliatti.
«È presto per fare ipotesi - ha ribadito in serata il sindaco Roberto Gualtieri intervenendo al Tg1 - Certo che dietro c’è la mano dell’uomo, poi si vedrà se sono episodi colposi o dolosi, anche se che qualcuno sia doloso è stato già accertato. Abbiamo deciso di rafforzare le azioni di prevenzione in tutte le zone a rischio e interverremo, come Roma Capitale, con 3 milioni di euro per potenziare gli idranti». «Come amministrazione andremo avanti nella nostra decisione di dotare finalmente Roma degli impianti di cui una grande Capitale europea ha bisogno - ha aggiunto il sindaco facendo riferimento al termovalorizzatore, di cui già stamani la Giunta riprenderà l’iter autorizzativo - Perché il fatto che Roma è priva di impianti determina una situazione fragilissima sul fronte dei rifiuti ed è inaccettabile. Noi non ci faremo intimidire». Proprio nello spiazzo dell’ex campo rom, Gualtieri aveva cominciato la campagna elettorale per le primarie a maggio dello scorso anno.
Intanto il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, che si è riunito ieri, ha disposto presidi fissi delle forze dell’ordine sui luoghi sensibili, come le discariche, e controlli su piccoli e grandi insediamenti abusivi che dovranno essere sgomberati. Solo i carabinieri, dall’inizio di giugno, hanno denunciato una decina di incendiari, a cui si aggiunge un arresto in flagranza, sul litorale, di un uomo ritenuto autore di altri 4 incendi.