Quell’infinito backstage per la foto senza genitore

di Raffaella Troili
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Mercoledì 4 Luglio 2018, 00:27
Abbracciami. Sì ma non ti accollà. I baci si prendono, non si danno. Le foto vietate, manco fosse una star. Dai una sola, io e te, ti devo sempre inseguire e poi fai sempre quella faccia da sfinge che tanto vale cancellarla. Grazie, è fatta, eccola, bellissima. “Sì ma non la pubblicare”. Il tono è di un ordine, lo sguardo è accigliato e perentorio. Ma come? Niente foto con mamma, niente foto rubata? No. Gli scatti sui social sono centellinati e studiati dai diretti interessati e guai a interferire con clic non autorizzati, arriva un momento in cui non è bello sorridere nell’obiettivo in compagnia del genitore, soprattutto non è bene apparire con un genitore. Dietro il caricamento di una foto c’è un lungo backstage, le mosse non sono casuali, il cappuccio della felpa copre metà viso, il trucco o il look sono perfetti, di spalle o di sguincio le pose migliori. Si ride poco, lo sguardo è profondo, le frasi che accompagnano quelle foto intense e misteriose, tipo “ho fatto tutto cor core, ma ho sbajato tutto!” Oddio starà bene, che ci siamo persi, invece poi sorride sdraiato, il peggio è passato. Un dubbio: quante maledizioni si meriteranno un giorno, quei genitori che hanno smesso di raccogliere foto in un album per condividere immagini di pupi che non sono più, senza il loro permesso?

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