In due si guadagna meglio

di Roberto Gervaso
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Giovedì 25 Ottobre 2018, 10:50
Come la Callas fosse riuscita in pochi mesi a perdere trenta chili, se lo chiesero in molti. Disparate le indiscrezioni, non tutte benevole: molte, le congetture, spesso arbitrarie. Per alcuni, Maria aveva ingoiato trenta tenie, che non sono poche; Per altri ed è l'ipotesi più verosimile aveva assunto forti dosi di estratto secco tiroideo (ormoni e iodio). Certo è che la soprano non fu solo una star della lirica, ma anche dello smart-set, inseguita dai giornalisti e braccata dai fotografi.

Al suo fianco, Gianbattista sembrava un paggio adiposo e attempato, un tracagnotto cummenda di provincia senza charme o savoir-faire. Lui l'accompagnava ovunque, e sempre al suo fianco, la teneva per mano, la consigliava, discuteva e definiva i cachet, amministrava il patrimonio crescente a vista d'occhio. Lei pendeva o, almeno, ne dava l'impressione, dalle sue labbra e a chi perfidamente le chiedeva come potesse amare un uomo così diverso da lei e privo di ogni attrattiva estetica e charme mondano, lapidaria rispondeva: Gli devo tutto e per lui darei la carriera e la vita.

Se ci credesse, o credesse di credere, è difficile dire, ma forse, in quegli anni d'irresistibile e folgorante ascesa, ne era convinta. E tanto bastava. Aveva avuto abbiamo visto un'infanzia e un'adolescenza tribolata. Del padre serbava appena il ricordo; della madre, che mai le aveva fatto da madre, non poteva averne uno peggiore. Per anni era stata trattata con una ruvidità che sfiorava il disprezzo, e non si contavano le umiliazioni subite.
Ora che la ruota della fortuna aveva cominciato a girare, e tutto lasciava presagire che questo moto propizio e felice non si sarebbe arrestato, Evangelia cercava di riconquistare l'affetto della figlia. Ma Maria, capace di slanci impetuosi, lo era anche di odi implacabili e di sordi, tenaci rancori. Con la made non vorrà mai riconciliarsi, anche se, in rare occasioni, la incontrerà, la incontrerà e, di tanto in tanto, risponderà alle sue lettere.

Nei teatri di tutto il mondo, la soprano ammaliava loggioni e platee. Era la cantante più richiesta e, grazie al marito, anche la più pagata. Ogni sua apparizione veniva accolta dalla stampa come un evento epocale. I botteghini non facevano in tempo a mettere in vendita i biglietti, che in poche ore si esaurivano. I giornali, e non solo nelle cronache degli spettacoli, le dedicavano enormi spazi con encomiastiche biografie e lunghe interviste a lei e a Meneghini, che amava i riflettori e i microfoni, quanto se non più della moglie.

Dovunque andasse, e andava ovunque, Maria riscuoteva successi strepitosi, veniva letteralmente portata in trionfo: dalla Scala di Milano al Metropolitan di New York, dal San Carlo di Napoli al Colon di Buenos Aires, dall'Opera di Parigi a quella di Vienna. In pochi anni entrò nella leggenda e nel tempio dorato del melodramma. La fama le modellò un'erma accanto a quella di Maria Malibran e Giuditta Pasta.

La donna con trenta chili di meno coperta di splendidi gioielli, vestita dai grandi sarti, ricca e ormai sicura di sé faceva fatica a tenere a bada gli ammiratori che la sommergevano di complimenti, rose, orchidee. Lei sorrideva e annuiva lusingata, ma i suoi sguardi, le sue attenzioni erano tutti per Gianbattista che, come un cagnolino da compagnia, ma anche come un cane da guardia le stava accanto, in una tasca la firma dell'ultimo contratto; nell'altra, l'ultimo assegno.
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