Numeri Covid falsati. Questo perché il test principale utilizzato per diagnosticare il coronavirus è così sensibile che potrebbe rilevare anche frammenti di virus morto legato a vecchie infezioni. Lo sostengono scienziati britannici, autori di uno studio “ad hoc”. La maggior parte delle persone è contagiosa solo per circa una settimana, ma potrebbe risultare positiva nelle settimane successive. E i ricercatori affermano che questa «eccessiva sensibilità» dei test potrebbe portare a una sovrastima dell'attuale dimensione della pandemia. Carl Heneghan, dell'Università di Oxford, uno degli autori dello studio, ha affermato che invece di fornire un risultato "sì/no" in base al rilevamento di un virus, i test dovrebbero avere un punto limite in modo che quantità molto piccole di virus non si traducano in una positività, riferisce la Bbc online.
E proprio il rilevamento di tracce di vecchi virus potrebbe in parte spiegare perché in Gran Bretagna (e non solo) il numero di casi è in aumento mentre i ricoveri ospedalieri rimangono stabili.From not separating symptomatic & asymptomatic #covid19 cases, to defining a case as a PCR+ result alone and moving towards mass screening...
Here are the problems with case counting:@AllysonPollock @carlheneghan @angelaraffle @bmj_latesthttps://t.co/BY1Tw4Co9F— Elisabeth Mahase (@emahase_) September 3, 2020
Secondo Heneghan, i dati suggeriscono che l'infettività del coronavirus «sembra diminuire dopo circa una settimana». Inoltre, benché non sia possibile controllare ogni test per vedere se è presente un virus attivo, la probabilità di falsi positivi potrebbe essere ridotta se gli scienziati riuscissero a individuare un discrimine. Ciò impedirebbe anche quarantene inutili.Great to see @carlheneghan’s important work making it into the main @BBCNews bulletin this morning 👏🏻👏🏻👏🏻
Coronavirus: Tests 'could be picking up dead virus' https://t.co/r123VQK5qu— Freddie Sayers (@freddiesayers) September 5, 2020
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