Alessandro Baricco racconta la malattia da Fazio: «Ho passato l'estate in ospedale e pensavo “uscirò mai da tutto questo?”»

Lunedì 29 Gennaio 2024, 07:22 - Ultimo aggiornamento: 14:20

La modernità

In cosa il tempo moderno è migliore di quello in cui è cresciuto: «In tante cose, e non dobbiamo fare l’errore di dimenticarcelo. Per esempio: chissà quante volte tu hai parlato del pericolo della ‘bolla’, la bolla in cui viviamo. Ne avrai parlato con i tuoi figli, perché sei una persona intelligente e quello della bolla è un ragionamento intelligente. È una delle cose più semplici che noi temiamo della civiltà digitale. E lo diciamo in maniera veramente schietta. Ora, ferma tutto. Riacquisisci una forma di lucidità che è quella che noi dovremmo avere alla nostra età e prova a tornare a quando eri piccolo. Io quando ero piccolo avevo un telegiornale che mi raccontava il mondo, vivevo in Italia, a Torino, in alternativa disponevo de La Stampa e cioè il giornale dell’uomo più ricco d’Italia. Avevo anche un’altra fonte di informazione che era la parrocchia, io ero credente, e gli scout, un allegato. In quegli anni c’era la guerra del Vietnam, io nella mia bolla avevo la minima possibilità di pensare qualcosa di diverso da “i vietcong sono cattivi, sporchi, destinati alla sconfitta e manovrati evidentemente dal demonio”? Nessuna possibilità. Quella era una bolla, le parrocchie erano bolle. Non avevamo nessuna possibilità. Abbiamo dovuto essere grandicelli per avere una riforma per cui c’era almeno uno che era di un altro partito, che aveva un altro telegiornale, e ti diceva “guarda, comunque i vietcong sporchi non sono…” e già questo ti destabilizzava. Noi siamo cresciuti in una bolla. Tu Fabio sei arrivato su quella sedia lì formato ed educato da una bolla rigidissima, violentissima. Adesso stacco e guardo la bolla di mio figlio di 7 anni: mi fa ridere come bolla e mi fa venire persino il dubbio che non sia abbastanza bolla per tirare su persone che possono poi sedersi lì a fare Che Tempo Che Fa o da questa parte a scrivere libri. Chi è passato da lì si può spaventare dal fatto che YouTube non dia a mio figlio le ultime sui suprematisti bianchi, perché a lui non gliene fotte niente, e gli dà invece la cucina, perché gli interessa. Si, gliela dà 100 volte al giorno e a noi la davano solo la sera alle 20:00 ma ti tari anche tu. Non sono stupidi, una forma di difesa ce l’avranno pure. Le due bolle sono incomparabili. Nessuno di una certa età dovrebbe mai pronunciare la parola ‘bolla’ relativa alla civiltà digitale, non può proprio dirla! Avevo un paio di amici comunisti, c’era addirittura una famiglia in cui erano ricchi e abitavano in periferia perché erano comunisti e stavano in un condominio dove avevano fatto una cooperativa. Io non riuscivo nemmeno bene ad afferrare il concetto, però lì si crepava per un attimo la bolla ma eravamo così lontani che non c’era nessuna reale possibilità di percepirli come qualcosa con cui poter avere un dialogo. Erano degli strani personaggi per cui tu a casa dicevi ‘non sono cattivi’. Mio padre diceva: comunista ma una bravissima persona. E allora capisci che adesso non devo preoccuparmi più di tanto».

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