Potrebbe essere lei, la purosangue di nome Inspiral, il “cavallo di ritorno”, in senso buono, di Frankie Dettori al Royal Ascot 2024. Messa in naftalina l’idea di “quota 81”, i 29 anni di carriera più i 52 di età, per andare in pensione dal mestiere (o arte) di fantino, Dettori ha iniziato la sua seconda in California vincendo, in sella a Inspiral, allenata dai Gosden, John e Thady, padre e figlio, una delle più importanti corse della due giorni della Breeders Cup, che seleziona il meglio dell’ippica dividendo i cavalli per età, sesso e terreno su cui affrontarsi (l’erba o il cosiddetto “dirt”, un mix artificiale di sabbia e altri intrugli). «Ha 52 anni, ma in sella è ancora come ne avesse 32» ha commentato papà Gosden dopo il successo.
«Lei era la mia banca per questo weekend a Santa Anita» ha detto Frankie che grazie alla cavalla di quattro anni che con un finale furibondo, dopo essere partita con il solito andamento lento («ci vogliono almeno duecento metri perché si metta sulle gambe», parola di Dettori), essersi acquattata nelle posizioni di retroguardia, ha letteralmente preso il volo nella breve dirittura finale dell’ippodromo californiano: «L’ho portata al largo di tutti e l’erba le fumava sotto gli zoccoli».
Dettori, due frustate di troppo ad Ascot: squalificato, salterà la Melbourne Cup
Con Inspiral, che era favorita a 5 contro 2, Dettori ha raggiunto la sua quindicesima vittoria alla Breeders Cup, il che lo conferma al quarto posto tra i fantini vincitori all time nella quarantennale storia dell’evento. E’ stato il solo successo di Frankie nell’edizione di quest’anno, il primo della sua nuova vita americana. «Ma Inspiral resterà in allenamento anche nel 2024 e puntiamo al Royal Ascot» ha detto Gosden. Con Dettori? Gosden non ha risposto: ha soltanto sorriso. Frankie pure. Forse il biglietto aereo dalla California è già prenotato: questo è l’addio più lungo del mondo…
Dettori è stato quinto nella Breeders sulla distanza del miglio e mezzo sull’erba in sella a King of Steel, il cavallo con cui aveva vinto due settimane fa le Champions ad Ascot, la sua presunta ultima vittoria di Gruppo 1 in Gran Bretagna. Era, questa di Santa Anita, la gara più importante del meeting e l’ha vinta un campione, Auguste Rodin, che nella stagione ha fatto suoi due Derby, quello inglese e quello irlandese, doppietta insolita, e che con il successo di sabato ha consentito all’allenatore Aidan O’Brien di vincere questa corsa per la settima volta, un record assoluto. Gli inglesi chiamano O’Brien “il Pep Guardiola” dell’ippica, denunciando così la mutazione sportivo-linguistica che testimonia il cambiamento di gusti: vent’anni fa avrebbero chiamato Ferguson, il leggendario manager dello United, “il Sir Noel Murless” del calcio (Murless era l’allenatore della Regina e vinceva ovunque).
Not going to lie, that one felt really good! 💫
📽 @JockeyCam | @BreedersCup pic.twitter.com/kzVyxRiMM4— Frankie Dettori (@FrankieDettori) November 5, 2023
Anche Auguste Rodin resterà probabilmente in allenamento nel 2024 e c’è chi gli ha già fissato l’appuntamento: la Breeders Cup 2024 che si terrà ancora in California, ma questa volta all’ippodromo di Del Mar, a San Diego, l’1 e il 2 novembre. Sarà lì che, alla vigilia delle elezioni presidenziali Usa, Auguste Rodin vorrà essere eletto “re dei cavalli”. Ryan Moore, ancora lui, che era in sella ad Auguste Rodin, ha avuto appena il tempo di godersela: poi ha preso l’aereo per Merlbourne dove martedì sostituirà, ancora!, Dettori in sella al favorito Vauban; Frankie è appiedato per aver dato troppe frustate, sette e ne sono consentite sei, a due cavalli ad Ascot. Ci saranno più di centomila spettatori a Melbourne, dove infuriano polemiche leggere sull’abbigliamento: quest’anno agli uomini, per combattere il caldo, sarà consentito entrare nei recinti dei vip in pantaloni corti, purché l’armocromista li abbia intonati a giacca e cravatta. E’ un effetto collaterale un po’ ridicolo del cambiamento climatico.