Lazio, Tudor: «Prima i risultati, poi il divertimento. Non sono un sergente di ferro. Derby? Ci sono anche altre partite»

Il tecnico dei biancocelesti è subentrato a Martusciello, ex secondo di Sarri che si è dimesso il 13 marzo

Lazio, Tudor: «Prima i risultati, poi il divertimento. Totale fiducia dalla società. Derby? Ci sono anche altre partite»
di Valerio Marcangeli
8 Minuti di Lettura
Sabato 23 Marzo 2024, 16:01

Dopo le prime dichiarazioni ai canali ufficiali della Lazio, Igor Tudor si è presentato ufficialmente anche in conferenza stampa. Ecco come si è espresso il nuovo tecnico biancoceleste sulla nuova avventura che sta cominciando a Formello.

Prima di Tudor ha preso parola il presidente Lotito: «La scelta dell’allenatore non è stata dettata dalla necessità, ma è stata ponderata a seguito di un evento imprevisto. Ho ritenuto fosse la persona giusta per poter condurre la nostra squadra e farla esprimere al meglio in tutti i termini dopo un periodo di poca concentrazione. Il mister credo sia la persona adatta sia dal punto di vista tattico che personale. Qui si parte con un progetto nuovo di rilancio per questo gruppo che si può confrontare alla pari con tutti come confermato dallo stesso allenatore. Il nostro rapporto è nato dopo le dimissioni di Sarri e dopo aver fatto un’attenta valutazione sulle persone che potevano sostituire il precedente tecnico. Ho trovato una persona sana moralmente, se deve dire una cosa te la dice, non ha retropensieri e si accrediterà in base al proprio lavoro».

La Lazio in Nazionale: Zaccagni subentra con l'Italia, Marusic in gol col Montenegro

Che squadra ha trovato?
«Sicuro mezza perché in tanti sono con le Nazionali, ma mi ha lasciato buonissima impressione. Ci sono tanti bravi ragazzi con una cultura del lavoro già fatta che fa onore all’allenatore precedente. È bello trovarla da subentrante. I ragazzi sanno che si può e si deve fare meglio, ma vedere questa professionalità è sempre un buon inizio. Un allenatore deve essere bravo a cambiare mantenendo le cose positive e aggiungendo qualcosa di suo».

Cosa le ha fatto accettare la Lazio? E che bisogna aspettarsi tatticamente?
«Pochi allenatori al mondo non allenerebbero la Lazio. Poi qui l’allenatore è importante e lo vedevo anche da fuori, qui c’è veramente un progetto, ci sono tutti i presupposti per fare un buon lavoro. La tattica la vedremo in corsa, devo valutare ancora, ma chiaramente ci sono giocatori che potranno fare un certo tipo di calcio e altri no. Col club faremo delle valutazioni nei prossimi mesi in cui però dovremo fare bene e ottenere risultati».

Come si può rivalutare Kamada?
«Quando si parla di giocatori adatti a un modulo, in realtà tutto dipende dallo stile. Qui io porto idee nuove e ora non voglio parlare dei singoli, ma sono molto attento e scelgo in base a quello che vedo in allenamento. C’è una bella scritta nella palestra che mi rappresenta tanto: non è la voglia di vincere che determina, ma la voglia di prepararsi a vincere».

Lei è un sergente di ferro?
«No, è una brutta descrizione.

Si deve essere tutto, come dice il presidente serve bastone e carota, ma da quello che ho visto i ragazzi sono molto disponibili e hanno voglia di fare. Qui sembra tutto più facile, poi è chiaro che bisogna stimolare il giocatore. Negli allenamenti sono esigente, ma fuori dal campo i giocatori possono chiedermi tutto, tranne i soldi (ride, ndr)».

Che importanza ha il finale di stagione?
«Tutto ha importanza, io credo nel presente e nel lavoro e le programmazioni sono una conseguenza. Noi vogliamo partire subito forte, non sarà facile trasmettere tutto da subito, ma servirà tempo. Inizieremo con partite belle, a me piace così, ma bisogna credere nel sacrificio e nel lavoro per ottenere i fatti. Noi allenatori però dipendiamo dai giocatori, sono loro a farci vincere e sono contento per quello che ho qui, sono forti».

Sul futuro…
«Per me il contratto non è importante: 2, 3 o 5 anni a me non interessa. L’importante è la fiducia: se faccio bene rimango, altrimenti si cambia».

Sul rapporto con Guendouzi…
«Sono cose di campo e spogliatoio, sono contento di ritrovarlo. Lui ha una personalità e un bagaglio di esperienza importante e faremo belle cose insieme. Quinto posto? Ora le posizioni sono virtuali, inutile parlarne».

Debutterà con la Juventus...
«Conta poco il mio passato, c'è da prepararsi al meglio, trovare le motivazioni. Io sono carico per tutte le gare, quando affronti squadre come la Juve c'è sempre grinta. Io martello più però con le piccole. Sono due belle sfide, poi c'è anche il derby: belle partite. La Lazio? Sono contento di essere qua».

Su Immobile…
«Ciro non devo parlare io, ha fatto la storia qui. Poi succede qualcosa e sembra chissà cosa. Ha l’amore di tutti i laziali, è un ragazzo di cuore, ci ho già parlato due volte, lo vedo voglioso e pronto di dare un suo contributo, nell’ultima partita ha festeggiato con i compagni nonostante fosse in panchina e mi è piaciuto il suo comportamento da capitano».

Sulla fase offensiva…
«Ora non ha importanza questo dettaglio tattico, ma mi piace il calcio offensivo. Bisogna vedere cosa ci possiamo permettere con i giocatori che abbiamo perché non abbiamo nemmeno fatto la preparazione insieme».

Con Sarri la squadra faticava a rimontare le partite, lei in passato invece rimontava spesso...
«Sono tanti i fattori. Il precedente allenatore non lo commento. Maurizio è una persona che stimo tanto, è uno che ha fatto la storia a Napoli, vincendo anche in carriera».

Che caratteristiche si aspetta dai centrocampisti?
«I centrocampisti devono avere tutto, devono essere completi, avere intelligenza tattica. Giocare verticale e orizzontale».

Nel suo calcio si può giocare con due attaccanti?
«Sì, potrebbe succedere».

Avete parlato di obiettivi e mercato?
«L'obiettivo è fare il massimo. Con la società c'è un rapporto di collaborazione».

Come intende giocare tatticamente?
«Non voglio entrare in questo argomento, ne parlo nello spogliatoio e sul campo».

Qual è l'aspetto migliore che può prendere dalla Lazio di Sarri e in quale si deve migliorare?
«C'è una grande predisposizione e cultura del lavoro grazie a Sarri. Poi c'è un ordine nella linea difensiva, il lavoro in passato fatto bene. Qualcosa lascerò, aggiungendo altro. Nei dettagli non entro perché ci vuole tempo e perché restano nello spogliatoio».

Che caratteristiche devono avere gli attaccanti?
«È un allenatore che si deve adattare ai giocatori, anche perché puoi fare le stesse cose, ma il risultato non è mai uguale, magari simile. Poi è normale che un tecnico non deve rinunciare al suo stile».

Sulla difesa…
«Sono difensori bravi, non do importanza al modulo. Poi qualcuno avrà bisogno di più tempo, ma con ragazzi così si può fare tutto. Ora anche Patric sta tornando, c’è Gila, c’è Casale, Marusic, Lazzari: il materiale c’è».

Sul calcio italiano…
«Il calcio italiano è sempre stato tattico, sui tatticismi siamo i più forti. All’estero sicuro c’è più ritmo, ma vedo un calcio che ormai va verso la fisicità e la velocità senza rinunciare alle linee di passaggio. In Inghilterra si arriva in cinque secondi al tiro, qui magari c’è un ritmo più basso, ma siamo tutti preparati è più difficile vincere».

Le piace la partenza con certi big match? E sull'ambiente...
«No, non apprezzo, ma è così (ride, ndr). Sono qua nel centro sportivo non sono uscito perché ho lavorato tanto questi giorni, sto sfruttando ogni momento. Sto tranquillo, la società mi ha dato tutto a disposizione e non vedo l’ora che comincino le partite».

Ha mai pensato che la Lazio fosse nel suo destino?
«In giocatore c’era stata la possibilità di arrivare in prestito. Qui c’è stato il mio grande amico Alen Boksic che ha fatto la storia, il mio connazionale. Era sempre tosto affrontare la Lazio, ma mai mi sarei immaginato di allenarla».

Quale è la sua idea di calcio? E ha già parlato con Boksic?
«Con Boksic ci siamo scambiati dei messaggi. Oggi un allenatore non deve rinunciare a niente, bisogna provare a dare tutto a una squadra, soprattutto quando parlo di divertimento, ma a me piace vincere, non far divertire. Chi segue il calcio è sempre più esigente, io proverò a far divertire, ma l’obiettivo sarà la vittoria».

Cosa ha acquisito nelle esperienze all’estero?
«Io ho smesso presto da calciatore e mi sono messo subito ad allenare tra Grecia e Turchia. Ho un bagaglio fondamentale, però la cultura del lavoro qua in Italia è il massimo».

Si aspettava una chiamata dalla Lazio? E sul derby…
«Nessuno mi ha parlato del derby. Come ho già detto sono felice di essere qui, ma per me le partite sono tutte uguali. Sicuro sono felice di farne parte di questa realtà, ma saranno importanti anche altre partite».

Luis Alberto è il suo trequartista ideale? E sul fine ciclo...
«L’importante è che i giocatori siano forti, poi vedremo dove metterlo, può giocare anche mezzala e davanti alla difesa, parliamo di un grande giocatore altrimenti non sarebbe stato qui tanti anni. Lo vedo motivato e voglioso. Fine ciclo? Non esiste fine ciclo, ci saranno giocatori che ce la faranno oppure no».

Sull'età media troppo alta...
«Più che l’età sono importanti le caratteristiche che contano. Chiaro che con i giovani si può fare di più un discorso a lungo termine, ma bisogna fare bene questi mesi e capire su chi puntare, come succede ovunque. È normale che ci siano giocatori più adatti a un tipo di calcio o un altro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA