Da Filottete a Steve Jobs, D'Elia: un mattatore delle scene a Carsulae

Domenica 23 luglio ha tenuto il suo spettacolo nel parco archeologico di Terni

Da Filottete a Steve Jobs, D'Elia: un mattatore delle scene a Carsulae
di Giuliana Scorsoni
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Martedì 25 Luglio 2023, 14:48 - Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 15:40

Attore, regista, drammaturgo, scrittore: chi è Corrado D'Elia? Uno, nessuno e centomila? Come avrebbe detto quel Luigi Pirandello, a cui è intitolato un prestigioso premio, che il nostro intervistato ha visto assegnarsi nel 2009? “E' complesso – afferma il D'Elia, mentre sta prendendo la metropolitana al volo – all'inizio ero concentrato solo sulla recitazione, poi entri in un mondo di cui vuoi sviscerare tutte le sfaccettature, la parte dell'attore non ti basta più e allora arriva la regia, la scrittura. Vuoi ogni volta aggiungere un punto di vista diverso e allora cerchi e sperimenti”. E' un arcobaleno nel mondo della cultura, l'artista milanese, che il 23 luglio ha calcato il palcoscenico del teatro romano di Carsulae, con la rappresentazione di Filottete di Sofocle, con la regia di Sergio Maifredi.

“Il teatro di Carsulae è perfetto per questa tragedia greca – sottolinea D'Elia – la scelta di Maifredi è stata da me condivisa al cento per cento.

Conoscevo questo sito avendoci già recitato lo scorso anno e avere quella distesa davanti mentre declami è di forte ispirazione”.

Lei oscilla dall'antico al moderno con una duttilità sorprendente, dopo aver portato in scena la vita di Steve Jobs, come si torna a Filottete?

“Si torna al passato perché bisogna ritrovare la parola. In un mondo in cui l'immagine la fa da padrona e fagocita il verbo, occorre riflettere sul senso delle parole, sulla loro fascinazione e devo dire che la scommessa che abbiamo fatto con Maifredi è stata vincente. Al termine degli spettacoli ci fermano per dire che questo testo, scritto 400 anni prima di Cristo, sembra attuale”.

Torniamo alle sue performance sui “grandi” della storia: Beethoven, Steve Jobs, Mozart. Cosa la affascina?

“Il loro genio, il rapporto che hanno avuto con la vita. E' più importante l'arte o la vita? Restituisco al pubblico la loro solitudine. Personaggi dai modi bruschi, ma pieni della loro arte che è rimasta a noi per sempre”.

Corrado D'Elia è ancora uno di quegli attori che dal palcoscenico vuol far filtrare le emozioni, in un teatro moderno in cui: “l'emozione è sempre più distante, sacrificata in nome della performance”, chiosa con un pizzico di rammarico e si capisce perché il grande Giorgio Albertazzi, in giuria al premio Pirandello, abbia deciso di attribuirgli questo riconoscimento.

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