Escrementi sull'auto e minacce: «Ti ammazzo e non ti trovano più». Ex a processo, ma lui nega tutto

Il tribunale penale di Perugia
di Egle Priolo
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Sabato 9 Marzo 2024, 08:35 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 17:52

PERUGIA - Una storia d'amore che finisce tra botte e minacce di morte. Tra insulti e pure feci a imbrattare la macchina della ex. Che per il tribunale penale diventano un processo per minacce e lesioni, che va però visto in controluce con le relazioni presentate al tribunale dei minorenni con cui l'attendibilità della presunta vittima viene in qualche modo scalfita. Una brutta storia di sentimenti sgretolati, paura, vessazioni e forse ripicche su cui è stata chiamata a decidere la giudice Sonia Grassi. Il pubblico ministero Mara Pucci ha infatti portato a processo l'uomo a cui si contestano «condotte di molestia e minaccia nei confronti dell'ex compagna convivente» anche alla presenza del figlio minore della coppia.

La procura parla di «un'ostinata e incontrollabile gelosia» di espressioni «screditanti la sua figura di donna (“sei una poco di buono”, “adesso vai a lavorare? Ti fai anche pagare?”)», ma anche di pedinamenti e appostamenti, finiti – secondo le accuse – con l'uomo «in escandescenze anche alla presenza del figlio e in una occasione passando alle vie di fatto, così da indurla più volte a richiedere ausilio ai carabinieri». Ma non solo, l'imputato – difeso dall'avvocato Marco Piazzai – avrebbe anche minacciato la ex così: «Tanto ti ammazzo, ti seppellisco e non ti trovano più», arrivando a colpirla con uno schiaffo che, referto alla mano, le ha provocato un «trauma contusivo emivolto destro, cervicalgia post-traumatica».

Oltre ai toni «sprezzanti» con cui davanti a insegnanti e operatori sociali avrebbe dipinto la donna come «madre del tutto inadeguata», l'uomo è arrivato – sempre secondo la denuncia della donna, assistita dall'avvocato Donatella Panzarola – a sputare e defecare sull'auto della ex, bucandole pure le ruote. E lasciando un biglietto sul parabrezza che faceva più o meno così: «Sei una m... e come tale vai trattata. Attenta... l'ultima volta non ti ho preso per un pelo». A cui si aggiunge un altro biglietto pieno di insulti e dei «soliti epiteti ingiuriosi» lasciato sul parabrezza dell'amico con cui la donna aveva trascorso una serata. I fatti sono relativi al 2017 e al 2018, ma aspettano ancora una prima sentenza. Mentre da quasi sette anni, l'uomo cerca di difendersi. Da accuse che contesta con forza, attraverso testimonianze e relazioni finite anche sul tavolo del tribunale dei minorenni, che per esempio nel frattempo ha disposto che il bambino stia con il padre per alcuni disagi di cui soffre la madre. La discussione del processo è stata fissata per il prossimo 20 marzo ma per la concomitanza dello sciopero degli avvocati sarà ulteriormente rinviata.

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