Il «si è sempre fatto così», la criminalità «appresa e non percepita» e il sistema degli aiuti di Concorsopoli: chieste condanne per 39 anni

Il processo Concorsopoli nell'aula degli Affreschi
di Egle Priolo
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Mercoledì 27 Marzo 2024, 08:55

PERUGIA - Trenta imputati e 23 richieste di condanna. Per un totale di quasi 39 anni di reclusione per i presunti concorsi pilotati in sanità. Questa la linea dei pm Paolo Abbritti e Mario Formisano che ieri hanno avanzato alla corte presieduta da Marco Verola la loro ipotesi di sentenza per il processo Concorsopoli. E se, come anticipato, per l'ex presidente della Regione Catiuscia Marini e per l'ex sottosegretario agli Interni Gianpiero Bocci va fatta cadere l'ipotesi di associazione per delinquere, per i presunti aiuti ai candidati – secondo la procura – le condanne sono rispettivamente di 2 anni e 2 anni e tre mesi (compresa per l'ex segretario del Pd l'assoluzione dalla contestazione di rivelazione di segreto d'ufficio).

La pena più pesante è stata chiesta invece per l'ex assessore regionale alla Sanità Luca Barberini: 3 anni e 4 mesi per abuso, rivelazione e falso, più l'associazione per delinquere, unico politico – anche se non più come «promotore» - a doversi difendere ora da questa accusa. Magari non la più grave dal punto di vista del computo delle pene (gli è valsa un aumento di soli 3 mesi), ma certamente la più infamante. Per Maurizio Valorosi, ex direttore amministrativo del Santa Maria della misericordia, la procura ha chiesto 4 mesi di condanna per la sola accusa di associazione per delinquere, con assoluzione per l'ipotesi di peculato. Quattro mesi che si vanno ad aggiungere ai due anni di sentenza definitiva per il patteggiamento per il primo filone dell'inchiesta. Per l'ex direttore generale Emilio Duca, compresa l'associazione, la richiesta è di 1 anno e 5 mesi (più i 2 anni e 9 mesi ottenuti in appello, ma non ancora definitivi). Queste poi le richieste per gli altri presunti associati (e per cui è già stato assolto in appello il “nono” Diamante Pacchiarini, in attesa della definizione della Cassazione), dipendenti dell'ospedale di Perugia che avrebbero partecipato all'alterazione delle prove secondo la ricostruzione della procura: Maria Cristina Conte 2 anni e un mese, Rosa Maria Franconi e Antonio Tamagnini entrambi 1 anno e 10 mesi. Accusati di quella «criminalità appresa e non percepita», ha spiegato Formisano, perché parte di quel sistema del “si è sempre fatto così”, anche se le famose pressioni «dall'alto» sembrano ridursi in fondo alla vituperata «prassi» nel nuovo schema proposto dai pubblici ministeri.

A seguire, Eleonora Capini 16 mesi, Marco Cotone 18 mesi, Patrizia Mecocci 19 mesi, Walter Orlandi 19 mesi, Vito Aldo Peduto 19 mesi, Mario Pierotti 19 mesi, Alessandro Sdoga 16 mesi, Simonetta Tesoro 19 mesi, Elisabetta Ceccarelli 16 mesi, Tiziana Ceccucci 16 mesi, Patrizia Borghesi 2 anni e 6 mesi, Mauro Faleburle 18 mesi, Massimo Lenti 22 mesi, Antonio Tullio 19 mesi, Alvaro Mirabassi 18 mesi.

Insieme alle condanne, chieste anche 7 assoluzioni: per Pasquale Coreno, Giuseppina Fontana, Milena Tomassini perché il fatto non sussiste, per Andrea Casciari per non aver commesso il fatto, per Potito D'Errico e Domenico Riocci per la particolare tenuità del fatto e anche per Brando Fanelli. Dopo le richieste della procura, presentate anche quelle delle parti civili che oltre alla condanna degli imputati hanno chiesto risarcimenti in solido: l'avvocato Sara Pievaioli per Cittadinanzattiva ha chiesto 30mila euro in via equitativa, Anna Rita Gobbo per la Regione una provvisionale di 100mila euro per i danni di immagine (il resto da affrontarsi in sede civile), come gli 80mila richiesti da Fabio Pili per l'Azienda ospedaliera di Perugia. Nella prossima udienza del 2 aprile toccherà alle richieste della Asl Umbria 1, con Francesco Maresca, e a seguire le discussioni degli avvocati degli imputati per cui è stata chiesta l'assoluzione. Dalla settimana successiva, inizierà la battaglia di tutte le altre difese, pronte a dimostrare l'innocenza degli altri 23. A partire dallo studio legale Brunelli, che ieri ha già commentato così le richieste: «La richiesta di pena per Luca Barberini riflette il suo incongruo coinvolgimento nella inesistente associazione per delinquere. Confidiamo di poter dimostrare la piena correttezza dell'operato dell'ex assessore alla sanità, in linea con la sua storia di persona impegnata a favore del suo territorio con generosità e trasparenza».

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