Ferito da Liboni nel 2002, investe un anziano a Todi

Ferito da Liboni nel 2002, investe un anziano a Todi
di Luigi Foglietti e Michele Milletti
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Lunedì 25 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 08:16

TODI - Torna suo malgrado nuovamente sotto i riflettori della cronaca. Ventidue anni fa, il 18 febbraio del 2002 a Ponte San Giovanni, Fausto Gentili si prese un colpo di pistola in testa dal “lupo” Luciano Liboni. Ieri, intorno all’ora di pranzo, a Todi e precisamente nella zona di Due Santi ha investito con l’auto un anziano che attraversava la strada. 
E se allora fu quasi ucciso dal bandito originario di Montefalco per provare in qualche modo a bloccarne la fuga, ieri ha subito soccorso il 92enne e attivato i soccorsi. Giunti dal cielo con l’elisoccorso. Inizialmente le condizioni dell’anziano sembravano particolarmente gravi ma una volta arrivato all’ospedale Santa Maria della Misericordia, e sottoposto a tutti gli accertamenti del caso, la prognosi si è alleggerita: trenta giorni.

LA RICOSTRUZIONE 
L’incidente si è verificato intorno all’una e trenta di ieri pomeriggio. La dinamica è al vaglio dei carabinieri della compagnia di Todi, guidati dal capitano Giovanni De Liso, ma c’è una prima ricostruzione: nella zona c’è un attraversamento pedonale regolato da un semaforo a chiamata, e l’anziano avrebbe premuto il pulsante senza però attendere per passare gli attimi successivi al momento in cui il semaforo diventa verde per il pedone e conseguentemente rosso per gli automobilisti. Insomma, probabilmente pensando che il semaforo fosse già scattato ha iniziato ad attraversare la strada quando ancora non avrebbe dovuto. Proprio in quel momento è sopraggiunta l’auto condotta dal benzinaio gravemente ferito 22 anni fa da Liboni che lo ha investito.
Gentili, sempre stando a quanto è in via di ricostruzione da parte dei carabinieri, si è subito fermato soccorrendo l’anziano e chiamando i soccorsi. Sul posto immediato l’intervento dei militari dell’Arma di Todi e anche del 118. La zona dell’incidente è stata raggiunta da un equipaggio in elisoccorso, con l’ottantenne immobilizzato e portato al pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia. Proprio l’intervento dell’elisoccorso può essere considerato testimonianza di come inizialmente le conseguenze dell’incidente sono sembrate particolarmente gravi, vista anche l’età della persona ferita, pure ad altri automobilisti che in quel momento si trovavano nella zona.

Al termine degli accertamenti svolti in pronto soccorso, invece, l’entità delle ferite riportate dopo lo scontro è stata ridotta. L’attività dei carabinieri è comunque ancora in corso per ricostruire tutto nel dettaglio, anche eventuali responsabilità.

IL COLPO DI PISTOLA 
Ben più gravi le conseguenze per Gentili dell’incontro con Luciano Liboni, “il Lupo” di Montefalco. È il 18 febbraio del 2002 e l’uomo, all’epoca benzinaio 38enne, riconosce in una Polo bianca condotta da un uomo l’auto rubata qualche giorno prima a un’amica. Lo sconosciuto alla guida non è uno qualunque, ma un bandito senza scrupoli con un lungo curriculum criminale di rapine e opere d’arte trafugate. 
Gentili, in auto con a bordo moglie e figlia, segue la Polo finché viene colpito alla testa da un colpo di pistola esploso proprio da Liboni che sfiora la compagna. Il benzinaio finisce in coma per oltre quindici giorni mentre Liboni inizia una lunga latitanza. Meno di un mese dopo, a Civitavecchia, sparerà lungo via Bramante a tre finanzieri che gli avevano intimato l’alt. Tenta di nascondersi a Roma dove qualche tempo dopo ferirà un carabiniere che gli chiede i documenti. 
La latitanza di Liboni sembra finire nel 2003 quando viene bloccato a Praga nel corso di un controllo: ha in tasca documenti falsi. Viene portato in carcere per quattro mesi, ma prima esce prima che l’interpol avverta la polizia italiana e dunque è di nuovo in fuga.
Il 21 luglio 2004, per evitare di essere arrestato, uccide a Pereto di Sant’Agata Feltria l’appuntato scelto dei carabinieri Alessandro Giorgioni che gli aveva chiesto i documenti dopo che la proprietaria di un bar aveva chiamato i carabinieri perché lo aveva riconosciuto. Inizia una caccia all’uomo tra Marche, Umbria e Lazio finché il 31 luglio viene ucciso al Circo Massimo dopo un altro scontro a fuoco con i carabinieri.

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