PERUGIA - «Erano al bar, davanti a me. Quando li ho visti partire ho tentato rincorrerli, per impedire che la moto si mettesse in strada. Quel ragazzo dietro senza casco mi faceva paura. Era notte fonda, ho avuto paura che in quel modo andassero a farsi male. Dovevano essere fermati, ma purtroppo non è stato possibile. E il rammarico è tantissimo». È la drammatica testimonianza di un sessantenne perugino, che poco dopo l’una del mattino di sabato si trovava all’esterno dello stesso bar della stazione di servizio lungo via Dottori da cui sono ripartiti in moto Alexei Sirbu, 24enne originario della Moldavia ma residente a Perugia da anni, e l’amico romeno 34enne.
Neanche il tempo di provare a capire il da farsi perché appena un chilometro e mezzo dopo, appena tre minuti dopo averla accesa, quella moto per cause ancora in corso di accertamento si è schiantata contro un marciapiede nei pressi di un’altra stazione di servizio in via Angelini. Entrambi, secondo i rilievi affidati agli agenti della polizia locale, sono stati sbalzati dalla moto. Ma Alexei ha avuto la peggio, con il mezzo che di fatto gli è finito addosso non lasciandogli scampo. L’amico invece lotta ancora tra la vita e la morte, intubato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Santa Maria della misericordia.
La polizia locale ha sequestrato la moto per tutti gli eventuali approfondimenti del caso. Con la procura che in queste ore valuta se e quando disporre l’esame autoptico. Anche per dare alla famiglia una data per i funerali.
E mentre i genitori del 24enne sono partiti subito da Napoli quando è arrivata la telefonata che nessuno vorrebbe mai ricevere, c’è una parte di città, nella zona di via della Pescara, che piange Alexei. Qui lo conoscevano davvero tutti. Un piccolo appartamento diviso con la giovane moglie Nicoleta e dove dare più amore possibile alla loro figlia di 4 anni, disabile e costretta alla sedia a rotelle. «Lui la teneva sempre sulle spalle – raccontano i vicini -, era lui le sue gambe».