Comunità Montana del Trasimeno, buco da 19 milioni: rischiano di pagare tutto 15 Comuni

La conferenza stampa della Regione
di Luca Benedetti
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Giovedì 30 Marzo 2023, 07:41

PERUGIA La Comunità Montana più bassa d’Italia, quella del Trasimeno, dopo aver dispensato soldi, meraviglie, salti mortali e potere rosso, adesso ha lasciato un cumulo di macerie, cioè un buco, che per rimuoverle ci vuole un miracolo. Non basta il mutuo aiuto della liquidazione in attivo delle altre quattro per fare centro. Al massimo andranno a dimezzare il passivo di conti che per chiuderli andranno a rimetterci gli azionisti, cioè i Comuni.
Ieri la presidente della giunta regionale Donatella Tesei, il vice presidente Roberto Morroni e il commissario liquidatore, Fabrizio Vagnetti hanno messo sul tavolo del Salone d’Onore di palazzo Donini numeri cifre, stoccate e prospettive di una storia dell’Umbria che non c’è più Spazzata via dai conti da profondo rosso, qualche gioco di prestigio e un po’ di indifferenza sul finale di una partita che poteva essere diversa una decina di anni fa.
I conti fatti da Vagnetti sono numeri che fanno pensare. Comunità Montana del Trasimeno meno 19,2 milioni di euro, Valnerina sotto di duecentomila euro, Montana del Subasio, Serano e Monti Martani liquidazione positiva per 5,5 milioni di euro, Alta Umbria più 3,4; Orvietano, Narnese, Amerino e Tuderte più due milioni di euro.
Attenzione, sono valori finali di liquidazione. Cioè dati ottenuti ipotizzando (in alcuni casi le operazioni sono già avviate) delle vendite patrimoniali per uscire dalle secche di enti che non ci sono più ma per i quali (altra anomalia necessaria per avere liquidità operativa) i Comuni pagano ancora le quote associative. Il buco della Trasimeno scende a 8,5 milioni con il Fondo patrimoniale vincolato dove finirà l’attivo delle altre Comunità Montane una volta soddisfatti i creditori. Al momento, se non ci sarà una sollevazione dei Comuni che potrebbero reclamare quei soldi pro-quota, unica soluzione per dimezzare il debito della Comunità Montana del Trasimeno. E quel buco andrebbe a grave sui Comuni che ne facevano parte: Cannara, Bettona, Marsciano, Castiglione del Lago, Collazzone, Corciano, Magione, Città della Pieve, Deruta, Paciano, Piegaro, Panicale, Passignano, Torgiano e Tuoro. Ma non per la quota parte del peso in ogni ente, ma anche in base a quanto i Comuni devono ancora alla Comunità Montana per lavori fatti e non pagati dopo che nel 2016 è stata pignorata la tesoreria. Lì è esplosa una bomba che era innescata da tempo, ma che nessun artificiere della vecchia Regione ha trovato il modo di disinnescare.
La giunta Tesei ha provato una sponda al ministero dell’Interno ma il fondo di rotazione lo possono usare solo i Comuni in crisi. La speranza di un intervento del Governo non è neanche una fiammella accesa, resta il faccia a faccia che ci sarà con i Comuni a cui la Regione difficilmente dirà una frase diversa dal «dovete pagare voi».
Dal Trasimeno si contano debiti: sono con la cassa Depositi e prestiti per 13 milioni, poi ci sono quasi tutte le banche più importanti e una serie di aziende che aspettano soldi da anni. Ma anche i Tfr dei dipendenti transitati nell’Agenzia della Forestazione sono un gruzzolo niente male e garantirlo a chi va in pensione è una mezza imprese. Da vendere (per tutti e cinque gli enti) ci sono sedi, terreni, macchinari. E adesso i soldi rientrano anche dagli affitti che pagano i Comuni in locali che erano stati destinati in comodato gratuito nonostante l’allarme sui conti. La Trasimeno ha anche perso cespiti con le vendite giudiziarie. E non ha i soldi per opporsi ai decreti perché non può pagare gli avvocati.
Il liquidatore unico Vagnetti ha spiegato con calma la montagna che ha dovuto scalare per rimettere insieme una vita spericolata.

La presidente Tesei ha usato la clava parlando di «gestione scellerata», di «dossier terribile trovato all’insediamento». «Questa situazione – ha aggiunto il vicepresidente Morroni – non è il frutto di un castigo divino bensì di operazioni opinabilissime e censurabilissime dal punto di visto politico e non solo; sono chiare le responsabilità di questa gestione disinvolta».

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