Abusi, Vicariato contro i Gesuiti e l'ex Sant'Uffizio sul brutto caso Rupnik: «Dubbi sulla scomunica e procedure anomale»

Abusi, Vicariato contro i Gesuiti e l'ex Sant'Uffizio sul brutto caso Rupnik: «Dubbi sulla scomunica e procedure anomale»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 18 Settembre 2023, 14:57 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 17:16

Si sta profilando uno scontro mai visto e dalle conseguenze imprevedibili tra il cardinale Vicario di Roma, l'Ordine dei Gesuiti e il Dicastero della Dottrina della Fede per la gestione (ben poco trasparente) del più brutto e imbarazzante caso di abusi sessuali su donne commessi da un prete: l'ex gesuita Marko Rupnik, artista di fama e amico personale di diversi prelati (tra cui il vicario di Roma, De Donatis) nonché di Papa Francesco. La vicenda opaca e ingarbugliata si trascina da due anni con diversi colpi di scena, compresa l'espulsione dalla Compagnia di Gesù di padre Rupnik avvenuta a giugno, poichè ritenuto responsabile di molestie nei confronti di laiche e religiose che avrebbero gravitato attorno alle sue attività spirituali e artistiche e al famoso Centro Aletti fondato agli inizi degli anni Novanta a Roma.

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Il Vicariato di Roma stamattina ha diffuso una nota in cui sostanzialmente vengono sollevati dubbi sulle inchieste fatte sia dalla Congregazione della Fede (che aveva scomunicato l'ex gesuita sloveno con l'accusa gravissima di aver assolto il complice), sia dalla Compagnia di Gesù, che poi lo aveva espulso. Il Vicariato annuncia di avere fatto fare una visita canonica (segretissima, di cui nessuno sapeva nulla) sul Centro Aletti, affidandola ad un canonista dell'Urbaniana, padre Giacomo Incitti. In Vicariato però stamattina cadevano tutti dalle nuvole perchè nessuno ne aveva mai sentito parlare e nessuno ha mai letto la relazione finale.

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«Tutta la vicenda, a giudizio del Visitatore, ha aiutato le persone che vivono l'esperienza del Centro Aletti a rafforzare la fiducia nel Signore, nella consapevolezza che il dono della vita di Dio si fa spazio anche attraverso la prova». Inoltre, «come da esplicita richiesta formulata nel decreto di nomina, tenuto conto delle ricadute sulla vita dell'Associazione, il Visitatore ha doverosamente esaminato anche le principali accuse che sono state mosse al padre Rupnik, soprattutto quella che ha portato alla richiesta di scomunica. In base al copioso materiale documentario studiato, il Visitatore ha potuto riscontrare e ha quindi segnalato procedure gravemente anomale il cui esame ha generato fondati dubbi anche sulla stessa richiesta di scomunica».

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In pratica il Vicariato, con questa nota, è sceso in campo mettendo in dubbio la correttezza sia della Congregazione della Fede sia dei Gesuiti che, dopo avere raccolto le testimonianze delle vittime, avevano proceduto a formulare, in tempi differenti, giudizi di condanna nei confronti di padre Rupnik.

Inoltre nel testo preparato dal Vicariato non appare una sola parola nei confronti delle presunte vittime, come se fossero dei fantasmi. 

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Sabato scorso Papa Francesco ha voluto ricevere ufficialmente in Vaticano la teologa amica di Rupnik – Maria Campatelli - che gestisce il Centro Aletti e che ha sempre difeso da ogni accusa l'ex gesuita. Una udienza piuttosto anomala, corredata di foto di rito, che ha sollevato parecchi interrogativi, anche perché il caso per il Vaticano resta aperto. Sebbene sia stato scomunicato due anni fa ma poi misteriosamente perdonato per l'assoluzione di complice (c'è chi dice che sia stato il Papa in persona a togliergli la scomunica), cacciato dai Gesuiti dopo una inchiesta interna che ha portato alla luce diverse vittime, Rupnik di fatto è ancora sacerdote anche se non si sa in quale diocesi nel frattempo sia stato incardinato, né se su di lui verranno presi provvedimenti di espulsione dal sacerdozio.

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I Gesuiti, il 9 giugno scorso, lo avevano dimesso dalla Compagnia di Gesù. «Il Team Referente in casi di denunce nei confronti di gesuiti appartenenti alla DIR ci ha consegnato nel febbraio 2023 il dossier relativo alle numerose denunce di ogni tipo che ci sono giunte, provenienti da fonti molto diverse e per fatti avvenuti in un arco temporale di oltre 30 anni a riguardo di padre Rupnik. Come Superiori abbiamo ritenuto il grado di credibilità di quanto denunciato o testimoniato come molto alto e ci siamo attenuti alle indicazioni e alle raccomandazioni forniteci dal Team Referente nelle sue considerazioni finali» aveva spiegato padre Johan Verschueren aggiungendo che la Compagnia di Gesù aveva imposto a Rupnik di cambiare di comunità e di accettare una nuova missione offrendogli «un’ultima possibilità come gesuita di fare i conti con il proprio passato e dare un segnale chiaro alle numerose persone lese che testimoniavano contro di lui, per poter entrare in un percorso di verità». Ma di fronte al reiterato rifiuto di Rupnik di obbedire a questo mandato, ai gesuiti non è «rimasta purtroppo che una sola soluzione: la dimissione dalla Compagnia di Gesù».

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Papa Francesco in una intervista alla Ap si era soffermato sul caso Rupnik affermando che non si aspettava affiorasse quello che nel frattempo è emerso con le denunce. «Per me è stata una sorpresa, davvero. Questo, una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita». Aveva detto, auspicando una maggiore trasparenza, riguardo alla modalità in cui vengono gestiti i casi di abusi: «È quello che voglio, e con la trasparenza arriva una cosa molto bella, che è la vergogna”.

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Diverse università pontificie in questi mesi hanno revocato la laurea ad honorem che avevano conferito a Rupnik e diverse conferenze episcopali si stanno interrogando se smantellare i lavori musivi che ornano le cappelle in varie parti del mondo. Anche in Vaticano e in Vicariato ci sono due cappelle interamente lavorate da Rupnik. La cappella del Vicariato era stata commissionata proprio da De Donatis. 

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