Chiara Frontini, la Procura vuole subito il processo per la sindaca di Viterbo: la cena dei veleni e la denuncia di Bruzziches

L’intera “chiacchierata” finisce allegata a una denuncia per minacce. A divulgare parte delle registrazioni è stato lo stesso consigliere

Chiara Frontini, la Procura vuole subito il processo per la sindaca di Viterbo: la cena dei veleni e la denuncia di Bruzziches
di Maria Letizia Riganelli
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Giovedì 18 Aprile 2024, 06:20

Puntuale e quasi attesa. La richiesta di giudizio immediato per la sindaca Chiara Frontini e il marito Fabio Cavini è stata depositata martedì pomeriggio. Una richiesta che dovrà essere vagliata e, in caso accolta, dal gip del Tribunale di Viterbo. La vicenda per cui i magistrati Massimiliano Siddi e Chiara Capezzuto hanno richiesto il giudizio immediato (che se accolto porta direttamente gli indagati davanti al collegio senza passare per l’udienza preliminare) è quella legata alla cena dei veleni e alla denuncia presentata dal consigliere Marco Bruzziches.

La sera del 26 settembre 2023 la sindaca e suo marito Fabio Cavini vanno a casa di Bruzziches e ben presto la conversazione si focalizza sulle problematiche all’interno della maggioranza.

Il consigliere intuendo che le parole che si stavano pronunciando erano di peso specifico decide di registrare l’intera conversazione. E l’intera “chiacchierata” finisce allegata a una denuncia per minacce. A divulgare parte delle registrazioni è stato lo stesso consigliere. «Noi quando vogliamo colpire o abbiamo qualcosa o la inventiamo. Ora proprio come fare non te lo dico e questo lo facciamo in casi estremi. Non siamo dei principianti, se io voglio fare male capisco chi del tuo stato di famiglia è più debole, e poi vado a colpire quella persona. O ce l’ha o gliela creo, purtroppo io sono la sua anima nera ed è per questo che sono molto odiato, perché a volte devo fare delle cose anche molto brutte». A parlare, secondo la registrazione fornita alla Procura, è Cavini, che usa parole fortissime con lo scopo, secondo l’accusa, di intimorire il consigliere che non era più perfettamente allineato con la maggioranza.

La denuncia presentata è finita subito sul tavolo della Procura, che ha aperto un fascicolo per minacce aggravate. In questi mesi di lavoro i magistrati viterbesi, con le registrazioni fornite dal consigliere, hanno deciso di allargare l’inchiesta, ascoltando persone informate sui fatti o semplici testimoni dell’accaduto. Ascoltati anche i due indagati, che poche settimane fa, accompagnati dai rispettivi difensori (avvocati Giovanni Labate per Fabio Cavini e Roberto Massatani per Chiara Frontini) si sono presentati in Procura. Avrebbero fornito corpose memorie per sottolineare la loro innocenza. A spiegarlo è stata la sindaca durante un consiglio comunale. «Ho depositato una memoria in cui si ribadisce il mio convincimento, fermo e solido, nel non aver commesso i fatti che mi vengono contestati, ossia aver né minacciato né intimidito qualcuno». La Procura dopo l’interrogatorio ha chiuso le indagini, formalizzato l’accusa e chiesto il giudizio immediato.

Le accuse

Sindaca e marito rispondono di minacce a corpo politico. Un’accusa specifica e particolarmente grave che porta gli indagati, in caso di giudizio, davanti al collegio. Ma soprattutto un’accusa per cui è prevista una condanna che va da due a sette anni di carcere.

Per capire cosa accadrà nei prossimi giorni però bisognerà attendere la decisione del gip designato. Il giudice per le indagini preliminari dovrà valutare la richiesta dei magistrati e decidere se portare gli indagati davanti ai giudici del dibattimento o meno. E trasformali di fatto in imputati. Potrebbe anche respingerla e avviare la fase dell’udienza preliminare.

Bocche serrate da parte degli avvocati difensori, che preso atto della richiesta aspettano di poter visionare tutti gli atti d’indagine dei magistrati viterbesi. Una richiesta che si aspettavano fin dal giorno in cui i loro assistiti si sono sottoposti all’interrogatorio negli uffici della procura.

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