Cuochi, bagnini, camerieri e addetti alle pulizie: figure introvabili per le imprese che vogliono assumere

Cuochi, bagnini, camerieri e addetti alle pulizie: figure introvabili per le imprese che vogliono assumere
di Luca Telli
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Sabato 24 Febbraio 2024, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 10:38

Mancano cuochi e bagnini. E ancora camerieri e addetti alle pulizie. A meno di tre mesi all’inizio della stagione estiva si rinnova per le imprese della Tuscia l’incubo di non riuscire a trovare personale. Esplosa subito dopo la pandemia, l’emergenza si è fatta più dura lo scorso anno con molti stabilimenti, ristoranti e alberghi costretti a fare a meno di diverse unità.

GLI STIPENDI
Gli annunci sui siti specializzati (per un cuoco la paga media è di circa 1800 mensili per un full time, per un cameriere 1000 euro circa per un part-time), così come quelli che campeggiano sulle vetrine e le porte degli stabilimenti, continuano ad avere poco successo tanto che i numeri del 2023, che segnalavano la mancanza di una figura su tre nel settore dell’accoglienza, potrebbero essere confermati anche nell’anno in corso. Ad essere interessati dal fenomeno sono soprattutto i comuni che si affacciano sul lago di Bolsena e sul litorale: «ma il problema si estende a macchia d’olio, sarebbe riduttivo pensare che solo alcune zone vengono colpite: nelle aree a vocazione turistica è solo più visibile«, spiega il presidente provinciale di Confimprese, Gianfranco Piazzolla.

I RIFIUTI
Le ragioni che spingono i lavoratori a rifiutare questa tipologia di occupazione sono di diversa natura ma due, tuttavia, sembrano avere un peso maggiore quando si tratta di decidere. La prima è legata agli stipendi: paghe ritenute troppo basse a fronte di turni pesanti con orari che spesso si allungano oltre quelli previsti dal contratto; la seconda, al desiderio crescente di una fetta di giovanissimi (quelli che poi rappresentano il grosso della forza lavoro impiegata) di trovare un’occupazione stabile.
«La crisi - continua Piazzola - è strutturale, più profonda di quanto si immagini».

Tanto che la penuria di lavoratori non riguarda solo gli operai specializzati (merce ormai rara anche in altri settori: dall’agricoltura all’edilizia), ma investe anche la manodopera alla prima esperienza, quella a cui le imprese sono costrette a rivolgersi sempre più spesso per tenere in piedi il settore. Una scelta che nel lungo periodo rischia di presentare un conto molto salato, personale meno specializzato significa scadimento del servizio ed una svalutazione dell’intero settore.

LE SOLUZIONI
Per evitare un tracollo e rendere di nuovo attrattivo il lavoro, il presidente di Confimprese fornisce la sua ricetta. «Serve un piano di investimento serio finalizzato alla formazione di professionisti del settore, in grado di sostenere la richiesta delle imprese», aggiunge Piazzolla. «Bisogna lavorare sulle scuole, il rilancio parte da lì. Da tempo chiediamo l’apertura di un tavolo. Attraverso i bandi regionali e quelli finanziati dall’Unione Europea si può fare molto».

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