Dies Natalis, scende in pista anche Cesarini: «Voglio costruirla in onore di papà Contaldo»

Dies Natalis, scende in pista anche Cesarini: «Voglio costruirla in onore di papà Contaldo»
di Massimo Chiaravalli
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Domenica 3 Marzo 2024, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 4 Marzo, 08:53

C’è un grande ritorno in pista, un colpo di scena. Andrea Cesarini parteciperà al bando per la costruzione di Dies Natalis, la Macchina di Santa Rosa ideata da Raffaele Ascenzi: «Voglio farlo nel ricordo di papà». Non un papà qualsiasi: Contaldo, morto nel 2019, aveva già dato vita a Una Rosa per il Duemila - Tertio Millennio Adveniente (di Marco Andreoli, Giovanni Cesarini, Lucio Cappabianca, 1998 - 2002), Ali di Luce (dello stesso Ascenzi, 2003 - 2008», per poi subentrare in Fiore del Cielo (Arturo Vittori, 2009 - 2014), dopo il forfait in corsa dell’imprenditore friulano Loris Granziera.

E Fiore del cielo era stata assemblata proprio insieme a Vincenzo Fiorillo, altro nome in corsa per Dies Natalis, con cui ha collaborato per anni anche in precedenza. Andrea Cesarini pronto al gran ritorno: «Una mezza idea c’è - dice - vorremmo essere della partita. L’amore e la passione per Santa Rosa non è mai stata abbandonata. Solo che ci volevamo prendere un periodo sabbatico, di relax, che poi è stato abbastanza lungo». Nel mezzo c’è stata Gloria, ancora targata Ascenzi, per la cui realizzazione non ha partecipato al bando. E adesso? «Dopo la presentazione dei bozzetti - continua – ci era rivenuta voglia di ricordare il passato. Anche in onore di papà».

Per Andrea, un modo di ripercorrere le orme di Contaldo. «Per quello, principalmente. Così, parlandone, è uscito fuori il discorso e ci siamo detti: vediamo le condizioni». Cesarini così giudica Dies Natalis: «Il bozzetto mi piace molto - commenta - lo vedo un po’ particolare, impegnativo come lavorazione.

Però, come si dice, tutto si fa». A distanza di pochi anni le tecnologie evolvono, la situazione è diversa dall’ultima volta che Andrea, insieme a papà Contaldo, aveva riassemblato Fiore del cielo nel post Loris Granziera. Mette paura la sfida? «Le tecnologie hanno semplificato il lavoro, la difficoltà la vedo più nel discorso dell’illuminazione, che penso sia la cosa più difficile per una struttura così particolare. La realizzazione non tanto, perché oggi si usano molto le macchine meccanizzate e le riproduzioni in 3D. Dies Natalis è interessante, la collaborazione con Ascenzi poi precedentemente era stata molto positiva».

In questo caso Cesarini si riferisce ad Ali di Luce, la prima ideata dal papà della passata e della futura Macchina. Il discorso dei tempi invece è delicato, quindi «non mi espongo». Su Contaldo invece sì, e a ragione. «Papà ha sempre avuto quella carica, quell’amore per Santa Rosa che comunque era molto riconoscibile». Quella che aveva definito “machinite”, la malattia che prende visceralmente chi ha a che fare con la realizzazione della struttura. «Anche la sua euforia quando era il momento, si vedeva che ci teneva, che era carico. Tanto è vero che quando andavamo incontro ai Facchini lui saltava sempre. Lo posso individuare come l’attimo in cui lui si rilassava perché bene o male era tutto pronto. Ciò che era fatto, era fatto - conclude - era il momento clou».

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