C’erano anche i nomi dei due professori di Pescara Massimo Basilavecchia e Lorenzo Del Federico nell’inchiesta della procura di Firenze che, quando esplose a settembre del 2017 con misure interdittive ed arresti domiciliari, provocò un vero e proprio terremoto nel mondo accademico. Presunti concorsi pilotati per l’abilitazione di diritto tributario nella facoltà di Giurisprudenza del capoluogo toscano e non solo con 44 indagati (inizialmente ne erano di più) tra docenti e ricercatori universitari, tra cui pure l’ex ministro Augusto Fantozzi deceduto nel 2019, per i quali proprio recentemente il gip ha accolto la richiesta di archiviazione da parte della procura nei confronti di tutti.
LA VICENDA
Una vicenda nata dalla denuncia dell’ex ricercatore Philip Laroma Jezzi, oggi avvocato e professore, che insieme ad altri due si è opposto all’archiviazione. I pesanti reati che erano stati ipotizzati, nessuno dei quali ha trovato però un valido riscontro nelle successive indagine tali da poter portare ad un processo, andavano dalla corruzione all’induzione indebita a dare o promettere utilità, frode nelle pubbliche forniture, turbata libertà del procedimento di scelta nei concorsi, abuso d’ufficio e truffa. Basilavecchia e Del Federico sono stati tra i ventidue docenti nei confronti dei quali scattò nel 2017 la misura interdittiva della sospensione dalle funzioni di professore universitario e di quelle connesse ad ogni altro incarico comunque assegnato in ambito accademico per la durata di 12 mesi (poi ridotto dal Riesame a sei mesi). Per altri sette, invece, scattarono i domiciliari.
È in quel momento che gli indagati scoprirono di essere stati “spiati” dalla procura di Firenze dal 2014 perché è proprio sulle intercettazioni che si è basata l’intera inchiesta finita in un nulla di fatto.
LA MOTIVAZIONE
«Stralci di conversazioni ambientali tra presenti o telefoniche tra i partecipanti ai lavori, principalmente in contesti non formali e che si risolvono, in definitiva, in una congerie di commenti su diversi titoli e sul futuro possibile dei percorsi professionali dei soggetti commentati – si legge nel decreto che dispone l’archiviazione -, senza che l’informalità delle occasioni di confronto, al di fuori della sede valutativa formale e collegiale delle commissioni, possa in alcun modo fondare alcuna certezza di veridicità e nemmeno di corrispondenza reale delle valutazioni al pensiero degli interlocutori, come è ovvio che sia in occasione di chiacchierate tra colleghi, per occasioni di scambio di vedute e raccolta di osservazioni, attività per altro invitabili per qualunque procedura di selezione complessa di soggetti professionali, destinata poi ad essere definita in sedute formali che finiscono per trarre da tutta l’attività preparatoria dei commissari una sintesi che non può in alcun modo, da quanto emerso dalle conversazioni raccolte in atti, e da suggestivi accostamenti tra queste e i risultati delle procedure abilitative o concorsuali, essere considerata come condizionata da accordi qualificabili come frutto certo di condizionamenti illeciti».