Una scoperta straordinaria carica di ricordi ed emozioni. Vende la casa di alcuni familiari ad Arpino e, nel sistemare le ultime masserizie, trova in un cassetto alcune lettere. Si rende subito conto che non sono epistole qualsiasi poiché la carta intestata è quella dell'associazione calcio Torino e sono scritte a mano da uno dei giocatori più importanti della storia del calcio italiano recapitate ai suoi "amatissimi cognati" arpinati. Si tratta di alcune lettere scritte nel 1945 da Valentino Mazzola, mitico capitano del grande Torino morto nell'incidente di Superga del 1949 insieme ai compagni di squadra, lettere che Marcello Casinelli ha rinvenuto come detto nell'abitazione di familiari, recentemente ceduta a stranieri, mentre si occupava del trasloco. Il capitano Mazzola aveva sposato nel 42 a Torino una bellissima donna di Arpino, Emilia Ranaldi ed insieme avevano avuto come figlio il grande Sandro Mazzola, attaccante dell'Inter. Una storia d'amore da sogno, che all'epoca occupava le cronache rosa. Poi nel 49 la tragedia che scosse l'Italia, con le 31 vittime di Superga.
Il racconto lo prosegue l'avvocato Daniele Del Monaco: «Un cimelio incredibile.
E si scopre così che Sandro è venuto da bambino ad Arpino ed ha giocato davanti casa degli zii con altri ragazzi arpinati che ancora lo ricordano. Lo raccontava spesso don Emilio ed i vicini di casa dell'avvocato che aggiunge: «Lo zio Antonio (i manescalche abballe aglie Ponte ) e zia Concetta Mancini erano restii al racconto ma orgogliosissimi del loro campionissimo». La storia di Valentino Mazzola ed Emilia Ranaldi vive ancora anche attraverso i ricordi e le testimonianze di coloro che li hanno conosciuti e che avevano custodito con affetto quelle lettere che oggi sono state riportate alla luce e che raccontano di persone straordinarie ed allo stesso tempo comuni che non avevano mai dimenticato i familiari. Della scoperta è stato già informato il figlio Sandro a cui sono state recapitate, per il momento, alcune copie e pare che l'avvocato Del Monaco si sia attivato per avviare l'iter per donare la cittadinanza onoraria a Sandro, oggi un uomo di 82 anni ma che in tanti ricordano ancora come un bimbo che già dava calci ad un pallone tra i vicoli di Arpino.