Chi decide se e quando revocare il carcere duro ad Alfredo Cospito? Il 12 febbraio e il 7 marzo: sono due le date da segnare sul calendario. La prima indica la scadenza del mese di tempo che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha per rispondere all'istanza di revoca del 41 bis presentata dal legale dell'anarchico abruzzese. Il 7 marzo, invece, i giudici della Cassazione dovranno decidere sul ricorso presentato sempre dalla difesa di Cospito contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato il regime del «carcere duro» per quattro anni. Si muove dunque su due piani, quello politico-amministrativo e quello giudiziario, la strategia dell'avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini. L'istanza di revoca è sul tavolo del Guardasigilli dal 12 gennaio.
Il 41bis era stato firmato il 4 maggio scorso dall'allora ministro Marta Cartabia su richiesta concorde della Direzione distrettuale antimafia di Torino e della Direzione nazionale antimafia, dopo che Cospito aveva fatto pervenire dal carcere «documenti di esortazione alla prosecuzione della lotta armata di matrice anarco-insurrezionalista».
Ora Nordio a suo volta non può decidere senza un parere dei magistrati competenti.
Dal momento che scopo del 41bis non è infliggere una punizione aggiuntiva ma fare in modo che il detenuto non possa impartire ordini all'esterno, l'assoluzione - nel ragionamento della difesa - suffragherebbe il fatto quelle comunicazioni non servivano manipolare una cellula esterna. «Bisogna domandarci - ha osservato il Garante nazionale Mauro Palma - se per Cospito serve il 41 bis o se per esempio non può bastare una censura rispetto ad eventuali scritti o forme di comunicazione, credo che ci siano elementi per analizzare questo ulteriore passo». Quanto all'altra strada, quella del ricorso in Cassazione, i tempi sono più lunghi. La Suprema Corte aveva inizialmente fissato l'udienza al 20 aprile, per poi anticiparla al 7 marzo in ragione dello stato di salute di Cospito. Se i giudici accogliessero il ricorso, annullando l'ordinanza, sarebbe probabilmente necessaria una nuova decisione del tribunale di Sorveglianza.