Pompei, affreschi, mattoni e calce viva: svelato il cantiere delle meraviglie

Nuovi scavi nella Regio IX svelano un'insula in ristrutturazione: trovati attrezzi e materiali edili lasciati in fretta durante l'eruzione del Vesuvio

Pompei, affreschi, mattoni e calce viva: svelato il cantiere delle meraviglie
di Laura Larcan
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Lunedì 25 Marzo 2024, 10:55 - Ultimo aggiornamento: 10:56

Cataste di mattoni in tufo e cumuli enormi di lastre di pietra, ma anche strumenti di lavoro come il peso di piombo per il filo con cui tirare su un muro perfettamente verticale (“a piombo”, appunto). E ancora pile di tegole e dappertutto siti (buche nel terreno) di calce viva, pronta ad essere lavorata e utilizzata per cosruire pareti e solai.

Un'istantanea incredibile di quello che era un autentico cantiere edile per i lavori di ristrutturazione degli ambienti abitativi di una Insula, una palazzina di appartamenti articolati su più piani. È l'ultima scoperta restituita dagli scavi della Regio IX di Pompei.

Il cantiere, come osservano gli archeologi, diceva essere ancora in febbricitante attività quando è scoppiato l'inferno dell'eruzione del Vesuvio nell'ottobre del 79 dopo Cristo. Tra mezzogiorno e la mattina del giorno dopo (probabilmente il 24 ottobre).

La fuga disperata di operai e cittadini ha lasciato tutto lì, in balia della cenerite che strato dopo strato ha cristallizzato la scena. Siamo nella cosiddetta Insula 10. Qui, il cantiere antico di duemila anni interessava tutto l’isolato.  Tracce dei lavori in corso spiccano nella casa con il panificio di Rustio Vero, dove è stata già documentata negli scorsi mesi una natura morta con la raffigurazione di una focaccia e un calice di vino.

La scena che di sono trovati di fronte gli archeologi è  quella dell’atrio  parzialmente scoperto, con a terra, accatastati, i materiali per la ristrutturazione e su un’anta della sala di ricevimento, decorato con un quadro mitologico con “Achille a Sciro”, si vedono ancora oggi quelli che probabilmente erano i conteggi del cantiere. «Sono i numeri romani scritti a carboncino, facilmente cancellabili, differenti dai graffiti incisi nell’intonaco», racconta il direttore Pompei Gabriel Zuchtriegel.

GLI STRUMENTI DA LAVORO

Ma la ristrutturazione doveva interessare anche il vicino ambiente che ospitava il larario, dove sono state trovate anfore riutilizzate per “spegnere” la calce impiegata nella stesura degli intonaci. In diversi ambienti della casa sono stati scoperti strumenti di cantiere, dal peso di piombo alle zappe di ferro usate per la preparazione della malta e per la lavorazione della calce. Anche nella casa vicina, raggiungibile da una porta interna, e in una grande dimora alle spalle delle due abitazioni, sono state riscontrate numerose testimonianze di un grande cantiere, attestato anche dagli enormi cumuli di pietre da impiegare nella ricostruzione dei muri e dalle anfore, ceramiche e tegole raccolte per essere trasformate in cocciopesto. Insomma, una ristrutturazione in grande. 

Il MISTERO DELLA RISTRUTTURAZIONE 

Perché un così grande cantiere di ristrutturazione? Evidentemente Pompei aveva registrato, ben prima della grande eruzione, altre scosse che avevano danneggiato le abitazioni.  «È un ulteriore esempio di come la piccola città di Pompei ci fa capire tante cose del grande Impero romano, non ultimo l’uso dell’opera cementizia. Senza il cementizio non avremmo né il Colosseo, né il Pantheon, né le Terme di Caracalla. Gli scavi in corso a Pompei offrono la possibilità di osservare quasi in diretta come funzionava un cantiere antico - sottolinea il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel - I dati che emergono sembrano puntare sull’utilizzo della calce viva nella fase di costruzione dei muri, una prassi già ipotizzata in passato e atta ad accelerare notevolmente i tempi di una nuova costruzione, ma anche di una ristrutturazione di edifici danneggiati, per esempio da un terremoto. Questa sembra essere stata una situazione molto diffusa a Pompei, dove erano in corso lavori un po’ ovunque, per cui è probabile che dopo il grande terremoto del 62 d.C., diciassette anni prima dell’eruzione, ci fossero state altre scosse sismiche che colpirono la città prima del cataclisma del 79 d.C》. Soddisfatto il ministro Gennaro Sangiuliano: 《Pompei è uno scrigno di tesori e non tutto si è svelato nella sua piena bellezza. Tanto materiale deve ancora poter emergere. Nell’ultima Legge di Bilancio abbiamo finanziato nuovi scavi in tutta l’Italia e una parte importante di questo stanziamento è destinata proprio a Pompei».

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