Raggi, il gip pronto a fissare il procsso all'inizio dell'estate

Raggi, il gip pronto a fissare il procsso all'inizio dell'estate
di Valentina Errante
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Venerdì 5 Gennaio 2018, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 08:00

La decisione del gup Raffaella De Pasquale sembra scontata. Il processo a Virginia Raggi comincerà tra luglio e agosto, quando della campagna elettorale non si sentirà neppure all'eco. La sindaca sfugge così l'esposizione mediatica di un'udienza preliminare che, quasi sicuramente, andrà avanti per qualche mese, sfiorando la data del voto. Ed evita l'imbarazzo del rinvio a giudizio insieme all'ex fedelissimo, quanto oramai ingombrante, Raffaele Marra, a ridosso delle elezioni. La scelta del rito immediato, del tutto inusuale per un imputato, è ovviamente una mossa politica e non una strategia difensiva. E mostra anche una debolezza: la Raggi, di fatto, dichiara apertamente di non sperare neppure di essere prosciolta in sede di udienza preliminare per avere sottoscritto il falso sostenendo di essersi occupata da sola della nomina di Renato Marra e che il fratello Raffaele non avesse avuto un ruolo in quell'incarico. L'immediato non è neppure la via più rapida per ottenere il giudizio, come la sindaca ha sostenuto mercoledì.

LA DECISIONE
L'orientamento dell'ufficio gip sembra certo. E del resto sono così rari i casi in cui sia l'imputato, e non il pm, a chiedere il giudizio immediato, che la giurisprudenza sulla possibilità del giudice di respingere l'istanza degli avvocati difensori dovrà essere recuperata per l'occasione. Ossia quell'unico pronunciamento della Cassazione (1996) secondo il quale due posizioni processuali connesse non possono procedere separatamente. Per il codice, l'immediato, chiesto dall'imputato, deve essere concesso obbligatoriamente dal gip che non è chiamato ad entrare nel merito.

Il giudice De Pasquale, appena arrivato a Roma da Latina dove era un pm, renderà nota la data di inizio del processo Raggi nei prossimi giorni, probabilmente martedì, ad apertura dell'udienza preliminare alla quale né la sindaca, né i suoi legali si presenteranno. Ci sarà invece Raffaele Marra che, almeno in questa fase, non vedrà il Campidoglio come avversario, perché la costituzione di parte civile non è stata predisposta. È probabile che l'unico imputato rimasto in aula renda già martedì, davanti al giudice, dichiarazioni spontanee. Ma difficilmente saranno parole che possano inguaiare la Raggi: Marra ha tutto l'interesse a difendersi dall'accusa di abuso d'ufficio e a sostenere di non avere avuto alcun ruolo nella promozione del fratello, voluta, in autonomia, dalla sindaca. A mettere nei guai entrambi gli imputati sono però le chat, acquisite dalla procura al momento dell'arresto per corruzione dell'ex fedelissimo. In quelle conversazioni su Whatsapp, avvenute proprio alla vigilia della caduta di Marra, la Raggi accusava il suo braccio destro di non averla informata a dovere su quella nomina (con relativo aumento di stipendio) che l'avrebbe mesa in difficoltà.

LA CONTRADDIZIONE
«Sono certa della mia innocenza e non voglio sottrarmi ad alcun giudizio: desidero che sia accertata quanto prima la verità giuridica dei fatti»: così Virginia Raggi su Facebook ha spiegato ai suoi elettori e ai seguaci la scelta anomala del giudizio immediato con il quale, di fatto, ha rinunciato alla chance del proscioglimento. Eppure il modo per accertare nei tempi più veloci la verità giudiziaria sarebbe stato il giudizio abbreviato, un altro rito alternativo che si chiude davanti al gup con una sentenza di condanna o di assoluzione ed evita il dibattimento. La giurisprudenza premia l'imputato che accorcia i tempi della giustizia con una simile scelta assicurandogli lo sconto di un terzo della pena. Eppure la Raggi ha preferito un lungo dibattimento che, di certo, non comincerà prima dell'estate ed eviterà al Movimento di fare i conti con un rinvio a giudizio, o peggio con una condanna, in piena campagna elettorale.

 

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