Da una parte i ricorsi, gli avvocati e i giudici. Dall’altra, l’estate sicura di romani e turisti al mare più i posti di lavoro. I chioschi di Capocotta, quelli legati al mondo Lgbtq+ - “Dar Zagaia”, “Mediterranea”, Settimo Cielo” e “Mecs” - e alla pratica naturista - L’Oasi naturista - e con essi le decine di lavoratori e sicurezza e comfort dei bagnanti sono a rischio chiusura.
Domani, prevista la sentenza del Consiglio di Stato che dovrà decidere sul ricorso presentato dai gestori contro le chiusure per la necessità di metterli a bando di gara.
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La vicenda
La questione, ovviamente, è complessa. Nel 1999-2000 il Comune rilascia una concessione decennale estendibile di 5 anni. Nel 2015, il Comune si presenta alla scadenza senza aver preparato il nuovo bando e si va in proroga anche perché pochi mesi prima dell’estate 2015 arrivano gli arresti che decapitano i vertici politici del Municipio di Ostia (l’inchiesta Mafia Capitale) e l’Amministrazione Marino è oramai in totale disarmo e cadrà di lì all’autunno.
Nel 2016, Municipio commissariato, viene decisa una nuova proroga della concessione. Stessa cosa nel 2017: le elezioni che vedranno vincere i 5Stelle e Giuliana Di Pillo diventare presidente sono di novembre 2017.
Da lì in poi, nasce un’infinita querelle: questi chioschi rientrano nella Bolkestein o no.
Il 14 marzo scorso, però, arriva una sentenza del Consiglio di Stato: questi cinque chioschi sono equiparabili in tutto e per tutto a uno stabilimento balneare, quindi, non si può più ricorrere alle proroghe previste dalla Bolkestein ma va fatto il bando.
Solo che, nel frattempo, la preparazione per la nuova stagione estiva è iniziata. E con essa i problemi.
I concessionari presentano al Consiglio di Stato una richiesta di sospendere per quest’anno gli effetti della sentenza di marzo: in pratica chiedono che la sentenza abbia valore dal 2024 salvando così la stagione già avviata. Il Consiglio di Stato, 1 giugno scorso, accoglie la sospensiva e rimanda la decisione finale alla camera di consiglio programmata per domani, 20 giugno.
Gli scenari
Due gli scenari: il Consiglio di Stato accoglie l’istanza dei concessionari e rimanda al 2024 gli effetti della sua stessa sentenza. Oppure, respinge il ricorso e la sentenza diventa immediatamente esecutiva.
Nel primo caso, si rimane così com’è oggi: chioschi aperti e gelati per tutti. Nel secondo, invece, si genera un enorme problema. In teoria, i gestori dovrebbero immediatamente restituire le chiavi al Comune. Che si ritroverebbe a due terzi di giugno con la stagione estiva già in pieno svolgimento senza nessun chiosco a Capocotta. Al netto dei posti di lavoro che si perderebbero, rimarrebbe comunque il problema di garantire un minimo di assistenza e di cibi e bevande per chi sta in riva al mare.
Per cui, in Campidoglio si stanno facendo le corse per trovarte in fretta e furia. Da un lato, un nuovo bando per il prossimo anno. Dall’altro, capire se e come tentare di risolvere il nodo: l’unica strada è quella di un affidamento diretto.
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Qui, in caso il Consiglio di Stato rigettasse l’istanza degli attuali gestori, il nodo è comprendere se questi ultimi possano comunque essere chiamati direttamente a garantire l’attuale stagione estiva oppure no. In caso negativo si pensa di ricorrere a un soggetto istituzionale. In pratica una strada simile a quella seguita sotto la Raggi per salvare la Maratona di Roma dopo l’addio dell’Italia Marathon Club a seguito della decisione di mettere a bando la manifestazione. In quel caso, il Campidoglio ricorse alla Federazione di Atletica leggera (Fidel) che gestì il passaggio fino all’affidamento del nuovo bando. Qui, si potrebbe affidare il tutto a soggetti come Polizia, Carabinieri, Finanza o Vigili urbani che già gestiscono strutture analoghe.