Emergenza case-rifugio, a Roma non ci sono posti per le vittime di violenza

Ne esistono solo 5 che possono ospitare 50 donne, sole o con i loro figli. Secondo la Convenzione di Istanbul la Capitale dovrebbe offrire 300 ricoveri

Emergenza case-rifugio, a Roma non ci sono posti per le vittime di violenza
di Luisa Urbani
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Martedì 19 Marzo 2024, 07:40

Prima i maltrattamenti. Poi, dopo sofferenze e soprusi, la decisione di reagire e di denunciare. E quando pensano che il peggio sia passato, arriva lo sconforto perché non c’è un luogo dove trovare rifugio, dove nascondersi da chi le perseguita. A Roma mancano i posti letto per le vittime di violenza di genere e sempre più donne sono costrette a soluzioni alternative in attesa che si liberino le cosiddette case rifugio, ovvero quei luoghi con indirizzi segreti dove, in totale anonimato, le vittime vengono ospitate e supportate a livello psicologico e legale finché non riconquistano la loro indipendenza.


GLI STANDARD 
Secondo la Convenzione di Istanbul bisognerebbe garantire «un posto di famiglia» - che include due letti, uno per la donna e uno per l’eventuale figlio - ogni 10mila abitanti. Ma nella Capitale i numeri sono lontanissimi dagli standard: a Roma, tra strutture gestite dal Campidoglio e dalla Regione, le case rifugio sono 5. I posti letto circa una cinquantina. Ma gli abitanti sono 2,8 milioni. Su una popolazione di quasi 3 milioni dovrebbero essere dunque 300 i posti disponibili. E invece ne sono appena un sesto. Numeri al di sotto delle altre città che, tra l’altro, sono meno popolose della Capitale. A Milano, ad esempio, ce ne sono 9. Sei invece a Napoli. 
Per non contare poi tutte le persone che di fatto abitano a Roma, ma non risultano esservi domiciliate o residenti. Studentesse e lavoratrici fuori sede o, nelle situazioni più disagiate, le senza fissa dimora. Tutte donne che possono essere potenziali vittime di maltrattamenti, come dimostrano quotidianamente i fatti di cronaca. Pochi giorni fa, una quarantenne straniera, ridotta in schiavitù dal compagno, ha chiesto aiuto alle forze dell’ordine denunciando l’uomo. Non sapendo dove andare a dormire, dato che viveva con lui in una tenda e non aveva amici o parenti che potevano aiutarla, ha chiesto di essere collocata in un alloggio. Ma quella notte non si trovava un letto per lei. Prima ancora un episodio simile a Torpignattara. E poi una madre, con un bimbo di pochi mesi, che fuggiva dal compagno violento, solo per citare le storie più recenti.


La denuncia della carenza dei posti letto arriva dalle donne, ma anche dalle forze dell’ordine e da chi lavora in realtà che si occupano di vittime di violenza.

Basta contattare una associazione per avere conferma dell’emergenza. Lo sostiene la Fondazione Archè, attiva nella Capitale da oltre 30 anni con progetti e strutture di accoglienza e lo ribadisce la cooperativa BeFree, che - in accordo con la Regione - gestisce alcune case rifugio nel Lazio. «La nostra struttura - spiega Oria Gargano, presidente di Befree - è la più grande di Roma e offre 12 posti letto. È costantemente piena. Spesso abbiamo dovuto dire alla polizia e ai carabinieri che ci chiedevano un alloggio urgente che non avevamo posto. Organizziamo anche le liste di attesa per cercare di aiutare tutti, ma la richiesta è di gran lunga superiore alle disponibilità. Cerchiamo di soccombere al problema ospitando le donne in nostre strutture che si trovano in Abruzzo e in Molise o trasferendo le vittime nei centri antiviolenza, ma i centri non sono strutture adatte come lo sono le case rifugio perché non offrono lo stesso tipo di assistenza», denuncia Gargano.


I DATI
Nel 2023, secondo i dati dall’Assessorato alle Pari Opportunità, «sono stati 112 gli utenti, tra donne e bambini, ospitati nelle 3 case gestite dal Campidoglio, attraverso l’affidamento del servizio a realtà del terzo settore. Oltre cento donne e bambini salvati. Ma altrettanti sono quelli che non hanno trovato un alloggio. Una emergenza che non riguarda solo le case rifugio, ma in generale anche le altre strutture che ospitano le donne in difficoltà e che viene confermata dai numeri. Stando agli ultimi dati del Dipartimento Pari Opportunità del Comune, «le richieste di ospitalità non evase per mancanza di posti letto sono state 68». Sessantotto donne rimaste sole. Molte delle quali, alla fine, sono tornate dai compagni violenti. «Dire a una persona che subisce delle violenze simili che deve attendere per avere un posto dove andare è deleterio. È una emergenza che va risolta il prima possibile», denunciano ancora dalle associazioni. 
 

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