Concorsopoli: «Ho un chilo di nomi da raccomandare». A Perugia ultime battute prima della sentenza

Concorsopoli: «Ho un chilo di nomi da raccomandare». A Perugia ultime battute prima della sentenza
di Egle Priolo
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Mercoledì 13 Marzo 2024, 08:16

PERUGIA - «Un chilo» e un «metro quadro di nomi» di segnalati. Passaggi di buste e «ingerenze di terzi». A cinquantanove mesi precisi dagli arresti e dopo tre anni di istruttoria per l'inchiesta che ha terremotato la sanità e la politica in Umbria, ecco che la procura di Perugia mette in fila le accuse per gli imputati del caso Concorsopoli, ricostruendo in una lunghissima requisitoria le indagini svolte dal 2018 sulla presunta «rete di sistema» che avrebbe pilotato procedure e concorsi in sanità. In cinque ore fitte nell'aula degli Affreschi, davanti al collegio presieduto da Marco Verola, i pm Paolo Abbritti e Mario Formisano hanno iniziato ad affrontare i temi e le contestazioni sulle procedure su categorie protette, finite al centro dell'inchiesta. Ma già con alcuni distinguo, anticipando quelle che saranno le richieste di assoluzione per alcuni capi di imputazione.

Come noto, il processo riguarda 32 persone, accusate a vario titolo di falsi, abusi e rivelazioni di segreto d'ufficio, con otto imputati chiamati a rispondere anche di associazione per delinquere, l'accusa più grave, dalla cui conferma o meno dipende gran parte della sentenza attesa entro la primavera. Tra di loro, gli ex vertici dell'ospedale di Perugia, l'allora dg Emilio Duca e il direttore amministrativo Maurizio Valorosi, ma anche la ex presidente della Regione Catiuscia Marini, l'ex sottosegretario Gianpiero Bocci e l'ex assessore alla Sanità Luca Barberini. E proprio nei suoi riguardi, ieri è arrivata la prima differenziazione della richiesta di condanna.
A proposito, infatti, delle procedure per le categorie protette, il pm Abbritti ha sottolineato come, anche se alla fine delle prove il «dg poteva anche scegliere un soggetto diverso», ciò non escludeva che «durante la procedura dovevano essere garantiti tutti i principi» di correttezza. Invece, secondo la posizione della procura, proprio nel caso delle categorie protette «si è manifestata in maniera più chiara l'ingerenza di terzi per la segnalazione» di candidati da favorire.

Abbritti ha ricostruito - anche leggendo le tantissime intercettazioni ammesse come prova in dibattimento, con le cimici della guardia di finanza ad ascoltare le conversazioni negli uffici dell'Azienda ospedaliera – come lo stesso Duca abbia detto di avere «già un chilo di nomi per le categorie protette». Addirittura «un metro quadro». Anche prima che fossero nominate le commissioni. Abbritti sottolinea quella definita come la «strategia» di Duca, ma anche l'impegno di Valorosi, tra incontri, segnalazioni e l'idea – vista la scelta di alcuni candidati di presentarsi a più prove – di «sistemarli di qua o di là». Poi, in una lunga disamina di date, incrociate con incontri e passaggi di buste che avrebbero contenuto gli argomenti delle prove tra l'ospedale e palazzo Donini, riscontri tra trojan e positioning, nella tesi accusatoria si sottolinea tra gli altri il coinvolgimento di Bocci e Marini, per cui si è già avanzata una richiesta generica di condanna in relazione ai quei capi di imputazione. Accuse da cui, invece, con determinazione gli imputati si sono sempre dichiarati estranei, cercando di minare dall'inizio la posizione della procura. Che ha già anticipato di essersi mossa, in queste ultime battute, volendo «vagliare la consistenza della solidità probatoria». Da qui, infatti, l'anticipazione della richiesta di assoluzione per Barberini: «È emerso come abbia sicuramente segnalato persone in questa procedura, ma non vi sono riscontri univoci sulla condotta istigatoria in relazione di candidati favoriti. È emerso che avesse la disponibilità delle domande della prova scritta, ma all'analisi delle conversazioni non è emerso alcun contatto probatoriamente rilevante». Si torna in aula martedì prossimo per le richieste e poi toccherà alle difese, in un calendario fitto di udienze per arrivare alla prima sentenza. Dopo cinque anni.

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