È stato un improvviso suono di sirene a squarciare, nel pomeriggio di lunedì scorso, l'ovattato silenzio del tranquillo paesino di Fresagrandinaria e dei suoi 900 abitanti. Auto dei carabinieri con i lampeggianti accesi, a tutta velocità, hanno sfrecciato tra le viuzze per poi fermarsi davanti a una piccola abitazione situata vicino a una scuola. A scendere rapidamente dall'auto e a fare irruzione nell'abitazione, con passamontagna sul volto, sono stati i militari del Ros dell’Aquila. La casa è quella di un tunisino che da diversi anni vive a Fresagrandinaria, paese di 900 abitanti in provincia di Chieti, ai confini con il Molise, con moglie e tre figli. Una vita tranquilla e regolare quella svolta dalla famiglia, dicono gli abitanti del paesino, se non fosse che il capo famiglia è stato oggetto del blitz del Ros perché indagato per il reato di terrorismo internazionale di matrice islamica. I militari hanno quindi condotto l'uomo nella locale dei caserma dei carabinieri, dov'è stato sottoposto a un lungo e accurato interrogatorio. Per trovare conferme, gli investigatori hanno anche perquisito da cima a fondo l'abitazione del tunisino, a caccia di prove che possano collegarlo al terrorismo islamico di matrice jihadista.
Chieti, tunisino sospetatto di terrorismo islamico
I militari stanno infatti cercando di ricostruire la rete di relazioni intrecciata dal tunisino in Italia e all'estero via web, oltre a cercare di individuare eventuali obiettivi della sua presunta attività terroristica. Se riconosciuto colpevole, l’uomo rischierebbe una pena fino a 15 anni di carcere. «Non ci aspettavamo assolutamente che avvenisse un simile episodio - afferma il sindaco di Fresagrandinaria, Lino Giangiacomo - perché gli immigrati che vivono nel nostro paesino fanno parte del progetto Sai, sistema accoglienza nazionale per immigrati, organizzato dal Ministero dell'interno e dall'Anci, quindi sono stati controllati decine di volte dalle istituzioni prima di venire da noi. In base al progetto non possiamo accogliere più di 5 famiglie per un totale massimo di 15 persone, e gli immigrati che vivono qui sono tutti regolari: gli adulti lavorano e i bambini vanno a scuola, integrati perfettamente con gli abitanti del paese. Quindi sono supercontrollati e per di più soggetti a "protezione speciale". Quello che non vogliamo è che passi l'idea che il nostro sia un comune che accoglie chiunque, anche perché da parte nostra ci siamo tutelati, dal momento che non possono obbligarci a ospitare neanche un immigrato in più dei 15 concordati».