La Lady dei bikini amati dalle star «La rivoluzione è essere sexy», come i costumi hanno segnato l'emancipazione femminile

L'attrice Nicole Kidmann
di Franca Giansoldati
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Sabato 3 Settembre 2022, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 08:36

La Signora dei bikini amati dai vip di mezzo mondo e indossati abitualmente da Rania di Giordania, Mariah Carey o Nicole Kidmann ma pure da Kasia Smutniak, ha ben pochi dubbi sulla evoluzione positiva che la parità tra i sessi ha macinato in questi decenni. Ed è proprio ripercorrendo la storia del bikini, di come è nato grazie a un couturier francese, Louis Reard, fino ai giorni nostri quando questo indumento da spiaggia che scopriva la pancia si è trasformato in un luxury beachwear, due pezzi extra lusso e chic da portare a party e incontri più formali, che Cristina Ferrari si dice convinta di quanto la donna sia sempre più consapevole e autonoma nella gestione della sua immagine, del suo corpo, senza le gabbie culturali di una volta. Insomma più libera.
Stilista di fama, inventrice del marchio Fisico e ora del brand che porta il suo nome, Cristina Ferrari parte proprio dalla origine del bikini per raccontare quanto abbia segnato la rivoluzione in fatto di fisicità e femminilità.
CONSAPEVOLEZZA
Non è un caso se il suo primo marchio e la sua prima azienda, recentemente ceduta, lo abbia chiamato semplicemente Fisico. Oggi ha ripreso le fila di trent'anni di successi con un'altra impresa, tutta al femminile, che porta il suo nome e naturalmente si concentra sui costumi chic. «Ho sempre creduto che le donne devono coltivare la consapevolezza di poter essere super sexy senza intaccare la loro immagine e il loro valore, senza essere incasellate. Finalmente sta per finire il tempo in cui per sbriciolare soffitti di cristallo evitavano di esibire la loro femminilità perché temevano di essere etichettate e magari non prese in considerazione per le loro abilità, l'impegno o la tenacia. Finalmente esibire il corpo non implica una diminuzione della loro credibilità».


Per questa imprenditrice veneta, entusiasta e molto concreta, l'avventura nel mondo della moda è avvenuta per passione. «Ho avuto una intuizione a vent'anni, visto che non sopportavo i costumi con gli elastici, mi davano fastidio. Ho studiato e provato e riprovato come avrei potuto ovviare a questo problema e ho trovato il modo. La particolarità dei miei costumi che poi li ha resi unici nel suo genere e molto copiati, è il fatto di essere senza elastici, di usare tessuti ultra tecnici. Era una idea geniale, un po' l'uovo di Colombo e da lì è iniziato il mio cammino nel settore dell'imprenditoria». A vent'anni, agli inizi degli anni Novanta, non è stato semplice. «Spesso il mio aspetto non aiutava, essere in certi settori a trazione maschile ed essere belle può risultare uno svantaggio, ma a darmi ragione sono stati i risultati che avevo sul mercato. Il prodotto piaceva e l'impegno alla fine prevaleva sugli stereotipi».


La passione per i tessuti e la moda gli è stata trasmessa dalla nonna che con le suore di un convento aveva una scuola di sartoria. Cristina con le cuginette ritagliavano stoffe per gioco, ricavandone abiti per le bambole. «Il consiglio che fornisco alle giovani stiliste è di credere fermamente in se stesse. Dico loro che non devono farsi condizionare, che per realizzare un sogno occorre lavorare sodo e affidarsi alla risposta del mercato. È da lì che bisogna partire» L'emancipazione femminile in Italia, dal suo punto di vista, resta un sentiero di montagna, è in salita, con passaggi complicati ma è non invalicabile. «Non bisogna mollare mai».
PANDEMIA
La pandemia in questi due anni ha portato persino una involuzione. «Ultimamente intercetto domande nuove, il ritorno del costume integrale: come se stesse avanzando una forma inedita di pudore. Le ragazze hanno voglia di coprirsi di più. Inoltre aumenta la ricerca di sobrietà. In ogni caso il bikini ha mantenuto un nesso con l'emancipazione e il senso di libertà che le donne stanno conquistando nel mondo. Dice che siamo padrone del nostro corpo».

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