Dom Pietro Vittorelli, offese su social dopo la morte: scattano le denunce

Il 191esimo successore di San Benedetto nominato nel 2007 da papa Ratzinger -è deceduto improvvisamente a 61 anni lo scorso 13 ottobre a Roma

L’ex abate Vittorelli, morto il 13 ottobre scorso
di Vincenzo Caramadre
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Giovedì 26 Ottobre 2023, 07:57

La morte, è risaputo o meglio dovrebbe essere risaputo, cancella tutto, ma soprattutto dovrebbe far riflettere. Quello che, evidentemente, non hanno compreso coloro i quali, dietro una tastiera, hanno scritto parole e frasi irriproducibili su dom Pietro Vittorelli, l'ex abate emerito - 191esimo successore di San Benedetto nominato il 25 ottobre del 2007 da papa Ratzinger - morto improvvisamente a 61 anni lo scorso 13 ottobre a Roma. Offese post morte alla sua memoria lasciate a commento di notizie che i vari giornali hanno postato sui social che, ovviamente, non sono passate inosservate a molti e nemmeno al fratello Massimo Vittorelli, il quale ha incaricato l'avvocato Sandro Salera di adire le vie legali per onorare la memoria di una persona, ancorché abate emerito, venuta a mancare all'affetto dei propri cari. C'era stato chi, nel corso degli anni aveva scagliato la pietra dell'insulto contro dom Vittorelli, forse, tra loro ci sono anche coloro i quali hanno continuato, poi, anche dopo la morte.

L'AZIONE

L'azione intrapresa, a quanto sembra, non è rivolta esclusivamente ad eventuali finalità risarcitorie, ma soprattutto alla rimozione dal mare dei social delle parole ritenute, al netto dei profili penali, offensive sul piano personale e affettivo. Frasi che pesano come macigni. La morte di dom Vittorelli ha scosso e turbato la comunità monastica che si è chiusa nella preghiera e accolto il feretro per l'ultimo saluto.

L'ASSOLUZIONE

L'ex abate e suo fratello Massimo (sempre assistiti dall'avvocato Sandro Salera), erano stati assolti dalle accuse che gli erano state rivolte al termine di accertamenti legati all'utilizzo dei fondi del 5 per mille.
Le indagini partite nel 2015 da un'informativa della Guardia di Finanza, ipotizzavano che dom Pietro Vittorelli si fosse appropriato di 588mila euro della diocesi di Montecassino. I soldi - secondo l'accusa - sarebbero stati prelevati dai conti della diocesi e usati per viaggi all'estero, soggiorni in alberghi di lusso, cene in ristoranti. Ma è stato accertato, con sentenza pronunciata il 17 maggio scorso dal tribunale di Roma, che non ci fu sperpero di denaro. A chiarire l'utilizzo di quei fondi era stato anche l'ex abate Dom Ogliari, il quale sentito come testimone dal Gup nel 2017, aveva riferito: «A noi i conti risultano a posto, non ci sono irregolarità». Insomma una vicenda chiarita, ma c'è stato chi ha voluto rivangare la questione. Ora si procederà per il reato di diffamazione via social che, ormai da tempo e in base ad un costante orientamento della giurisprudenza di vertice, viene equiparata alla diffamazione aggravata dal mezzo della stampa. Ma c'è di più a rischiare sono anche coloro i quali, attraverso un like (il pollice all'insù) hanno dato cenno di approvazione alle parole di fango espresse dopo la morte del 191esimo successore di San Benedetto.

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