Ustica, cosa è successo il 27 giugno 1980? Il Dc9, il mistero sull'incidente aereo e le 81 vittime

A decenni di distanza, esistono diversi aspetti dell'incidente non ancora chiariti in maniera compiuta, a partire dalla dinamica stessa

Strage Ustica, incidente aereo 27 giugno 1980. Il Dc9, il mistero sull'incidente aereo e l'ipotesi di Cossiga: cosa è successo
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Sabato 2 Settembre 2023, 13:47 - Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 13:35

Cosa è successo la sera del 27 giugno 1980 a Ustica? Il Dc-9 I-Tigi Itavia, in volo da Bologna a Palermo con il nominativo radio IH870, scomparve dagli schermi del radar del centro di controllo aereo di Roma alle 20.59 e 45 secondi. L'aereo era precipitato nel mar Tirreno, in acque internazionali, tra le isole di Ponza e Ustica. All'alba del 28 giugno vennero trovati i primi corpi delle 81 vittime (77 passeggeri, tra cui 11 bambini, e quattro membri dell'equipaggio). Il volo IH870 era partito dall' aeroporto "Guglielmo Marconi" di Borgo Panigale in ritardo, alle 20.08 anziché alle previste 18.30 di quel venerdì sera, ed era atteso allo scalo siciliano di Punta Raisi alle 21.13. Alle 20.56 il comandante Domenico Gatti aveva comunicato il suo prossimo arrivo parlando con «Roma Controllo».

Il volo procedeva regolarmente a una quota di circa 7.500 metri senza irregolarità segnalate dal pilota. L'aereo, oltre che di Ciampino (Roma), era nel raggio d'azione di due radar della difesa aerea: Licola (vicino a Napoli) e Marsala. Alle 21.21 il centro di Marsala avvertì del mancato arrivo a Palermo dell'aereo il centro operazioni della Difesa aerea di Martina Franca (Taranto). Un minuto dopo il Rescue Coordination Centre di Martina Franca diede avvio alle operazioni di soccorso, allertando i vari centri dell'aeronautica, della marina militare e delle forze Usa.

Alle 21.55 decollarono i primi elicotteri per le ricerche. Furono anche dirottati, nella probabile zona di caduta, navi passeggeri e pescherecci. Alle 7.05 del 28 giugno vennero avvistati i resti del DC 9. Le operazioni di ricerca proseguirono fino al 30 giugno, vennero recuperati i corpi di 39 degli 81 passeggeri, il cono di coda dell'aereo, vari relitti e alcuni bagagli delle vittime.

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La dinamica dell'incidente aereo

A decenni di distanza, esistono diversi aspetti dell'incidente non ancora chiariti in maniera compiuta, a partire dalla dinamica stessa. Varie ipotesi sono state formulate nel corso degli anni riguardo alla natura, alla dinamica e alle cause dell'incidente: una delle più battute riguarda un coinvolgimento internazionale, in particolare francese, libico e statunitense, con il DC-9 che si sarebbe trovato sulla linea di fuoco di un combattimento aereo e sarebbe stato bersagliato per errore da un missile lanciato nello specifico da un caccia francese o NATO con l'intenzione di colpire un MiG delle forze aeree libiche.

Le ipotesi

Altre ipotesi, tuttavia meno accreditate e, alla prova dei fatti, rivelatesi inconsistenti, parlano di cedimento strutturale o di attentato terroristico (un ordigno esplosivo di cui è stata ipotizzata la collocazione a bordo in varie posizioni, per ultimo nella toilette del velivolo). Quest'ultima ipotesi appare in forte contrasto sia con la scoperta di varie parti integre della fusoliera, quali vani carrelli e bagagliaio e perfino il sedile del WC della toilette, risultato intatto, che suggerivano che non vi fosse stata alcuna esplosione interna, sia con la accertata presenza di sostanze esplosive come il T4 e il TNT compresenti su alcuni rottami e suppellettili recuperate e perciò indicativa - per la delicatezza della lavorazione congiunta delle due sostanze - di un ordigno esplosivo di fabbricazione industriale e non artigianale.

 

Cosa ha detto Cossiga

La più autorevole indicazione della causa del disastro venne nel febbraio 2007 dal Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, che all'epoca dell'incidente era il Presidente del Consiglio dei Ministri in carica, il quale, riferendo all'Autorità giudiziaria, attribuì la responsabilità involontaria dell'abbattimento a un missile francese «a risonanza e non a impatto», lanciato da un velivolo dell'Aéronavale decollato dalla portaerei Clemenceau ma oggi, dopo ulteriori indagini, si propende per la portaerei Foch, e che furono i Servizi Segreti italiani ad informare lui e l'allora (2007) Ministro dell'Interno Giuliano Amato dell'accaduto. Il missile era destinato, nelle intenzioni del lanciatore, a un velivolo libico su cui, a detta di Cossiga, si sarebbe trovato il dittatore libico Mu'ammar Gheddafi. Tesi analoga è alla base della conferma, da parte della Cassazione, della sentenza di condanna civile al risarcimento ai familiari delle vittime, irrogata contro i Ministeri di Trasporti e Difesa dal tribunale di Palermo. Nel settembre 2023, lo stesso Giuliano Amato ha confermato tale ricostruzione, dichiarando a La Repubblicache la strage fu conseguenza di «un piano per colpire l'aereo sul quale volava Gheddafi», «ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi».

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