Canarie, rivolta contro i turisti: «La nostra vita stravolta». Cinquantamila persone in piazza a ​Tenerife

Oltre 14 milioni di presenze ogni anno. «Il 33% dei residenti è a rischio povertà»

La rivolta delle Canarie contro i tursiti: «La nostra vita stravolta». Cinquantamila persone in piazza a Tenerife
di Vittorio Sabadin
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Sabato 20 Aprile 2024, 21:51 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 10:37

Anche gli abitanti delle Canarie non ne possono più del turismo incontrollato che devasta le loro isole e sono scesi in strada per fermare la costruzione di due nuovi grandi alberghi dei quali non sentono proprio il bisogno. Circa 50.000 persone hanno manifestato contro il governo locale, chiedendo una profonda revisione del modello finora adottato, basato in sostanza su un solo principio: più turisti arrivano e meglio è. Sull’arcipelago spagnolo al largo delle coste dell’Africa ne sbarcano ormai 14 milioni l’anno e i soldi che spendono vanno alle catene alberghiere, ai ristoratori, ai venditori di paccottiglia e a chi affitta la propria casa su Airbnb.

I DISAGI

A una larga parte dei 2,2 milioni di abitanti i turisti portano invece solo inquinamento, sporcizia, rifiuti, mancanza d’acqua, sovraffollamento, congestione del traffico, peggioramento di ogni servizio pubblico e distruzione degli habitat naturali.

Le proteste, che si svolgono sotto lo slogan “Canarias tiene un límite” (le Canarie hanno un limite), sono sostenute da gruppi ambientalisti come Wwf e Greenpeace. «Abbiamo raggiunto il punto in cui l'equilibrio tra l'uso delle risorse e il benessere della popolazione si è rotto, soprattutto nell'ultimo anno», ha detto al Guardian Víctor Martín, portavoce di “Canarias ise Agota” (le Canarie ne hanno avuto abbastanza). Undici membri del gruppo da una settimana sono in sciopero della fame per protestare contro la costruzione dei due nuovi hotel a Tenerife. Si teme anche che nuovi insediamenti possano aggravare il problema dell’acqua potabile, sempre più scarsa dopo l’ennesimo inverno poco piovoso. Se bisognerà garantirla ai turisti, mancherà nelle case dei locali.

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Per l’Istituto di statistica spagnolo il 33,8% degli abitanti è a rischio di povertà o esclusione sociale, e le manifestazioni vogliono costringere il governo regionale a occuparsi dei problemi veri invece di pensare che se ci saranno ancora più turisti si risolverà tutto. Il continuo arrivo di visitatori ha sconvolto il mercato delle case, i cui costi sono diventati insopportabili per molte famiglie.

Mancano alloggi pubblici, i salari sono troppo bassi, il costo della vita è aumentato perché ogni cosa che si consuma nelle isole deve essere importata. I giovani che lavorano come camerieri sono costretti a vivere in baracche improvvisate ai margini delle strade. «Ma il problema non sono tanto i turisti - ancora Martín – quanto il modello che è stato costruito intorno con la connivenza di una classe imprenditoriale che non vuole ascoltare ciò che deve essere fatto, e con una classe politica che serve quella classe imprenditoriale invece di servire tutti i cittadini». Il modello esistente avvantaggia poche persone, mentre per i gruppi che chiedono un cambiamento sarebbe necessario uno studio sul carico che ciascuna isola può sopportare per verificare se il punto critico è già stato raggiunto.

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LA RICHIESTA

Se si verificherà che il numero di turisti è insopportabile, sarà necessaria una fase di decrescita che rispetti le esigenze degli abitanti e tuteli l’ambiente e le risorse naturali. E’ lo stesso problema che hanno Roma, Firenze, Venezia, Barcellona, Amsterdam e altre città europee assediate dal turismo. Il primo sindaco che lo risolverà adottando misure severe passerà alla storia, ma forse non sarà rieletto.

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