Segre-Seymandi, Cristina e il messaggio a Zona Bianca: «Massimo tradì delle ex. E se si fossero comportate come lui con me?»

La donna ha dichiarato di aver dovuto chiamare la polizia per recuperare i propri effetti personali

Segre-Seymandi, Cristina e il messaggio a Zona Bianca: «Massimo tradì delle ex. E se si fossero comportate come lui con me?»
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Giovedì 24 Agosto 2023, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 09:15

Un nuovo capitolo della vicenda  Segre-Seymandi. Cristina Seymandi ha inviato un lungo messaggio alla trasmissione Mediaset «Zona Bianca»: «Da quella serata non mi è stato più permesso di entrare nella casa dove risiedevo con Massimo, ho dovuto far intervenire la polizia per accompagnarmi e recuperare i miei effetti personali». Nel frattempo, meno di 48 ore fa, il banchiere ha annunciato di aver dato mandato ai propri legali di valutare una richiesta di risarcimento nei suoi confronti per «danno reputazionale», a causa delle allusioni su presunte relazioni sentimentali del manager durante il loro legame e sulla sparizione dell’anello di fidanzamento.

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Capitolo anello

L'anello, altro capitolo spigoloso.

Seymandi spiega che: «Se avessi voluto accusare Massimo di essersi appropriato dell’anello lo avrei detto platealmente. Sono stata chiara: quell’anello è sparito 15 giorni prima di quella maledetta serata del 27 luglio, ed è vero: non l’ho perso né preso io. Qualcuno deve averlo preso, questo è certo».

«Pronto, polizia?»

Seymandi ha dovuto chiamare la polizia per recuperare i propri effetti personali. Poi, i tradimenti: «Massimo mi confidò di aver commesso anche lui degli errori nelle sue precedenti relazioni. Gli domando: avrebbe gradito se le sue compagne gli avessero riservato lo stesso identico trattamento che lui ha riservato a me? Quali che siano stati i miei errori - veri o presunti - nella vita di coppia, mi sarei aspettata non un’umiliante messa in scena ma un confronto schietto: le nostre strade avrebbero potuto eventualmente dividersi senza causare tutto questo dolore».

Il giallo del bonifico

E poi c’è la storia del bonifico, ora al centro di una causa civile: anche quella avrebbe potuto essere trattata diversamente. «Non è vero - insiste l’imprenditrice - che mi avrebbe richiesto la restituzione della somma: questa circostanza non è provabile in giudizio, molto semplicemente perché non è mai accaduta». E aggiunge: «Ho appreso della vertenza dopo il sequestro di uno dei miei conti correnti, dove peraltro la somma giace nella sua interezza». Infine: «In modo violento sono spettatrice della mia stessa vita. Avrei fatto a meno di questa centrifuga».

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