L'intelligenza artificiale parla anche il reatino: «Non dobbiamo aver paura, può essere una grande opportunità»

L'intelligenza artificiale parla anche il reatino: «Non dobbiamo aver paura, può essere una grande opportunità»
di Giacomo Cavoli
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Mercoledì 27 Marzo 2024, 00:10

RIETI - L’intelligenza artificiale parla anche reatino. Magari non avrà ancora imparato a padroneggiarlo come un consumato attore di vernacolo, ma – dieci anni fa, in tempi ancora non sospetti – c’era già chi, come Alessandro Acciai, aveva scelto di dedicare la propria vita allo studio delle architetture che emulano le reti neurali umane. Così, ora Acciai è arrivato addirittura ad attendere la pubblicazione - da parte di una delle riviste specializzate più importanti nel settore della psicologia cognitiva sperimentale – dei test condotti all’università di Messina sui modelli del linguaggio applicati a compiti di tipo umano. 

Chi è. Trentasei anni e un curriculum che, dalla facoltà di Lettere e Filosofia di Roma Tre lo ha spinto verso la laurea magistrale in Scienze cognitive, fino alla Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste e alla Scuola di specializzazione del Cnr di Roma, il reatino (o meglio dire, terminillese) Alessandro Acciai è docente a contratto di Informatica e pensiero computazionale nei tre corsi di laurea di Psicologia, Lettere e Scienze della Formazione all’università Niccolò Cusano e dottorando di Scienze cognitive all’università di Messina, dove studia le rappresentazioni mentali e i modelli artificiali. Da Roma alla Sicilia, la sua intera attività accademica ruota intorno allo studio dell’intelligenza artificiale.

Le passioni. «Ho unito le mie passioni per la filosofia e l’informatica – racconta Alessandro – Il loro connubio è la filosofia della scienza». Secondo il docente reatino, l’esplosione dell’intelligenza artificiale è figlia sì dello studio, ma anche del caso: «Dall’intelligenza artificiale ci si aspettava molto già tanto tempo fa – spiega Alessandro - Erano anni che si svolgevano ricerche, ma non c’era mai stato il salto di qualità: poi, improvvisamente, si è scoperto che l’architettura denominata “Transformer”, nata nel 2017 per le traduzioni di Google, funzionava bene anche per la produzione testuale.

Questo ha accelerato il percorso dell’intelligenza artificiale, perché “Transformer” è in grado di calcolare il peso vettoriale di ogni parola presente all’interno del testo. Certo, da qui a dire che funzioni come il cervello ce ne vuole – precisa Acciai – Ma si tratta di un campo ancora tutto da esplorare. “Transformer” riesce infatti a superare i test di Turing e di teoria della mente e il paradosso è che riusciamo a capire come funziona, ma il perché funzioni così bene non è ancora del tutto chiaro». 

L’opportunità per Rieti. E avverte: «Se continueremo a ripetere che l’intelligenza artificiale fa paura, non ne usciremo mai fuori. Ci sono invece una marea di opportunità, ma è necessario muoversi in anticipo, altrimenti si rischia di esserne inghiottiti». Così, Alessandro lancia la sua proposta per incrementare lo sviluppo dell’università a Rieti: «Sarebbe qualificante istituire una facoltà che si occupi di Scienze cognitive o Intelligenza artificiale – conclude Alessandro – Messina, nonostante le sue evidenti carenze infrastrutturali, è riuscita a trasformarsi in una città universitaria internazionale: perché Rieti non può ambire a divenire uno dei nuovi poli di studio dell’intelligenza artificiale? Questo consentirebbe anche di far tornare tanti brillanti reatini che, in questo campo, hanno trovato lavoro in altre parti d’Italia o all’estero”. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

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