Cremonini a Roma, in 57mila all'Olimpico per salutare il ritorno del cantautore bolognese

L'artista ha ripercorso vent’anni di carriera sulle note delle sue maggiori hit, da “Mondo” a “Un giorno migliore”

Cremonini a Roma, in 57mila all'Olimpico per salutare il ritorno del cantautore bolognese
di Mattia Marzi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 29 Giugno 2022, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 00:02

Un Cesare nella città dei Cesari. Solo che a differenza di quanto avveniva nell’antica Roma, Cremonini non è seduto in tribuna d’onore a godersi lo spettacolo: è al centro dell’arena, su un palco largo 65 metri e alto 22, con una scenografia imponente, pronto a farsi valere per conquistare la benedizione del pubblico. E non lotta contro leoni o bestie feroci: ma con i propri demoni, che esorcizza sulle note delle sue canzoni.

Cremonini a Roma, la carica dei 57mila è incandescente. «Ce lo dobbiamo dopo tante chiusure e tristezze»

LE RIPARTENZE

Ripercorrendo in due ore e mezza di spettacolo vent’anni di musica e di vita, tra successi, ripartenze e incidenti di percorso: gli alti e bassi che caratterizzano le storie di popstar come lui. «Mi sono svegliato emozionato, con le farfalle nello stomaco. È la prima volta dall’inizio del tour», raccontava il 42enne cantautore bolognese ieri sui social, poche ore prima di salire sul palco dell’Olimpico, spiegando che «per la richiesta di biglietti nei giorni scorsi è stata allargata al massimo la capienza dello stadio». 57 mila le presenze, secondo gli organizzatori: fino a qualche mese fa i buchi sulle piantine delle biglietterie non erano pochi, poi – come ha ammesso lo stesso Cremonini – il passaggio al Festival di Sanremo da superospite ha fatto da booster alla promozione, permettendo all’ex Lunapop di vendere in due mesi 95 mila biglietti per i vari appuntamenti e di portare così a quota 300 mila il totale di quelli venduti per il suo primo tour negli stadi, giunto alle battute conclusive. 

LA TAPPA

All’Olimpico, penultima tappa della tournée (chiuderà sabato a Imola), Cremonini entra sul palco sulle note de La ragazza del futuro, cantando su un braccio meccanico che si alza sopra il pubblico del prato, indossando una giacca di pailettes color oro che sbrilluccica mentre il cantautore si gode estasiato l’abbraccio della Capitale.

Il singolo che dà il titolo all’omonimo album uscito a febbraio lascia subito spazio al passato, con un tris di hit che hanno definito la carriera del cantautore: da PadreMadre, che gli ricorda di quando dopo la fine dei Lunapop a 22 anni si rimboccò le maniche ripartendo dalle piazze, a La nuova stella di Broadway, passando per Il comico. È subito effetto karaoke, con i brani del nuovo lavoro – arrivato al Disco d’oro tre mesi dopo l’uscita e non senza fatica, nell’era dello streaming che premia solo gli ascolti compulsivi dei ragazzini d’area trap – infilati qui e lì nella scaletta che permettono al pubblico di riprendere fiato, da Chimica a Colibrì.

 

Il boato dell’Olimpico su Qualcosa di grande è da pelle d’oca: Cesare non l’ha suonata per vent’anni, prima di fare finalmente pace con quel passato dal quale oggi sa di non poter prescindere, come confermano i sorrisi di complicità con il bassista Nicola “Ballo” Balestri, che suona con lui dai tempi di quell’iconico album con in copertina una ranocchia (Squérez?). Da quello meno remoto, di passato, arrivano invece Vieni a vedere perché, Le sei e ventisei (con gli spalti che si trasformano in distese di flash), Mondo, Logico #1 e Grey Goose. Quando parte Stella di mare compare sui maxi-schermi Lucio Dalla, da sempre un faro per Cremonini: il duetto virtuale, reso possibile dal ritrovamento dei nastri originali e dal materiale delle teche Rai, è tra i momenti più applauditi della serata. 

L’INFERNO

Su Ciao Cesare suona un pianoforte che ad un certo punto prende fuoco, «a ricreare quell’inferno che ho vissuto e dal quale sono uscito grazie alle canzoni», dice lui, che nel 2020 dopo l’uscita del singolo raccontò di aver sofferto di schizofrenia. 50 Special fa partire già i titoli di coda: Marmellata #25, Poetica, Nessuno vuole essere Robin. È un tripudio. Su Al telefono Cremonini sfila nello spazio che divide il palco dalle transenne: «Fammi una fotografia / tienila per sempre nel telefono», canta, mentre i fan non perdono occasione per riprenderlo. Il finale con Un giorno migliore - che chiude anche la stagione dei concerti all’Olimpico per quest’anno, dopo De Gregori e Venditti e Mengoni - è un salto indietro nel tempo di oltre vent’anni. E per tre minuti e mezzo l’odore acre dell’aria di Roma di queste ore lascia il posto al profumo della spensieratezza di quell’ultimo autunno prima del nuovo millennio. 
 

Video

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA