Era lo zio e avrebbe dovuto aiutare le nipoti dando loro ripetizioni di matematica e fisica. Invece, secondo la procura, ha approfittato dei momenti di solitudine con le ragazze, entrambe minorenni all’epoca dei fatti, per poi stuprarle. A.C, ingegnere di 57 anni, adesso, è sotto processo con l’accusa di violenza sessuale aggravata perché commessa su minori. Alla più piccola delle due vittime avrebbe prima mostrato filmati pornografici «al fine di farle compiere con lui atti sessuali», come precisato sul capo d’imputazione. Atti che avrebbe compiuto perfino nel suo ufficio, al ministero delle Infrastrutture, luogo in cui lavora tutt’ora. Con la più grande, avrebbe avuto un comportamento predatorio diverso. Secondo le carte, prima l’ha riempita di complimenti, facendole anche diversi apprezzamenti sessuali, per poi arrivare a molestarla.
LA VICENDA
I primi episodi, per l’accusa, si sarebbero verificati una decina d’anni fa, nell’ottobre del 2013.
LA SECONDA VITTIMA
Dopo circa 5 anni, a marzo del 2019, Un’altra nipote, che in quel periodo non aveva ancora festeggiato 14 anni, ha bisogno di mettersi in pari con la matematica. Lo zio ingegnere, difeso dall’avvocato Andrea Borgheresi, si offre di nuovo per il recupero. Dopo le prime ore di ripasso, però, l’uomo avrebbe cominciato ad abusare della ragazzina. Prima avrebbe raccontato alla minorenne di avventure sessuali extraconiugali per poi costringerla a vedere alcuni porno. Dai video sarebbe passato ai fatti: all’inizio «palpeggiamenti del seno al di sopra e al di sotto dei vestiti», si legge sulle carte dell’accusa, poi atti sessuali veri e propri. Ma a differenza dell’altra nipote, gli stupri non sarebbero avvenuti solo nelle due case di proprietà. Stavolta anche in un appartamento messo a disposizione da un amico dell’uomo, oltre che nel suo personale ufficio al ministero delle Infrastrutture. Le presunte lezioni di ripasso vanno avanti fino agli ultimi giorni di aprile. Pochi mesi dopo, nel luglio del 2019, la ragazzina decide di raccontare ai genitori cosa accadeva quando studiava matematica con lo zio. A quel punto, anche l’altra vittima trova il coraggio di parlare e scatta la denuncia.