Roma, allarme criminalità. «Troppi reati, pochi giudici». Nordio: «Entro due anni colmeremo il vuoto d'organico»

Nella Capitale record di processi pendenti: 46.903. Gli altri distretti sono sotto i 10 mila

Roma, allarme criminalità. «Troppi reati, pochi giudici». Nordio: «Entro due anni colmeremo il vuoto d'organico»
di Valeria Di Corrado
4 Minuti di Lettura
Domenica 28 Gennaio 2024, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 12:08

«A Roma pochi giudici fronteggiano una criminalità in crescente espansione. La realtà criminale del Lazio, infatti, è ormai comparabile a quella delle “capitali storiche” della criminalità organizzata del Paese». A lanciare ieri l’allarme sulla carenza di magistrati è stato - tra gli altri - il presidente della Corte d’appello di Roma Giuseppe Meliadò, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Un’emergenza trasversale, quella degli organici ridotti, che accomuna tutti i tribunali italiani e sulla quale è intervenuto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio: «Il nostro impegno entro due anni è colmare integralmente questo vuoto». Ma intanto ogni giorno i responsabili dei vari uffici giudiziari sono costretti a vere e proprie acrobazie per sopperire a questo deficit, che riguarda anche il personale amministrativo di ruolo: alla Corte d’appello di Roma ne manca circa il 37%, al Tribunale capitolino il 35%. Vi è infatti «una stasi nelle politiche di assunzione che sembra andare in controtendenza rispetto a quello che è avvenuto negli anni più recenti», con la ripartenza dei concorsi pubblici, dopo un ventennio di stop. «Ne deriva una situazione di potenziale paralisi degli uffici, che preoccupa», ha sottolineato Meliadò. Basti considerare il parametro delle pendenze: nella Corte d’appello di Roma ci sono 46.903 processi arretrati. «Servirebbero interventi straordinari - è l’appello del presidente - tali da far superare il divario incolmabile con le altre Corti, nessuna delle quali, se si eccettua Napoli, supera le 10 mila pendenze». Va meglio, invece, sul fronte civile: le pendenze ultrabiennali si sono ridotte del 26%. Secondo Giuseppe Ondei, presidente della Corte d’appello di Milano, la giustizia non ha bisogno di «bulimia riformatrice», ma di «essere amministrata e finanziata per fronteggiare esigenze ordinarie e straordinarie come quelle imposte dagli obiettivi del Pnrr».

«SALVINI: LA RIFORMA SERVE»
Ma della volontà della maggioranza, o almeno di una parte, di portare avanti la «riforma» si è fatto portavoce il vicepremier Matteo Salvini: «Non saremo un Paese compiutamente libero, democratico, moderno e sviluppato senza una profonda, necessaria, giusta, condivisa e urgente riforma della giustizia. Separazione della carriere e chi sbaglia paga». Le toghe hanno replicato schierandosi contro il «continuo cambio di leggi». Per il capo dei pm di Napoli, Nicola Gratteri, «occorre una visione organica del codice penale, del codice di procedura penale dell’ordinamento giudiziario. Con questi interventi spot che certe volte sembrano contraddittori non andiamo da nessuna parte». Il presidente della Corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, parlando anche della soppressione dell’abuso d’ufficio, ha precisato che la «paura della firma è un falso problema. La verità è che si temono i controlli». In tema di prescrizione Giuseppe Santalucia, presidente di Anm, ha ricordato che i 26 presidenti delle Corti «hanno chiesto a Ministro e Parlamento di assicurare una disciplina transitoria che consenta di riprogrammare il lavoro, ma questa attenzione non c’è stata». 

BOOM DI RAPINE
Per quanto riguarda l’attività di contrasto, dai distretti emerge l’aumento di reati predatori, come rapine, e quelli che vedono protagonisti i minorenni.

In Liguria e a Massa più reati commessi da under 18 rispetto a Milano, Torino e Firenze, mentre a Catanzaro «la radicata presenza sul territorio di compagini di criminalità organizzata si traduce anche in un consistente fenomeno di criminalità minorile». «Non meno inquietante è l’aumento dello spaccio da parte di giovanissimi italiani - ha riferito Giuseppe Meliadò - che scelgono in alcuni casi di svolgere tale attività al solo fine di comprare articoli di abbigliamento molto costosi, una sorta di chiave di accesso al riconoscimento sociale».

C’è poi il triste capitolo della violenza di genere: nel 2023 i processi per maltrattamenti e stalking hanno rappresentato in primo grado quasi il 30% dei procedimenti di rito collegiale iscritti presso il Tribunale di Roma. Per il procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicola, deve «cessare l’aspettativa che solo nella magistratura penale possa ricorrere l’antidoto ai femminicidi, che hanno in realtà ragioni culturali, ragioni in una scolarizzazione evidentemente insufficiente». Infine le carceri. Per il presidente della Corte dell’appello di Milano siamo in presenza di una condizione «di indecoroso degrado». Nel solo Lazio il tasso di affollamento medio è pari al 119,2%, con un aumento delle presenze del 6,4% rispetto all’anno precedente. Sul «sistema carcere abbiamo davvero tanto da fare - ha ammesso il viceministro Paolo Sisto, annunciando l’assunzione di 236 nuovi educatori per i penitenziari - Dobbiamo migliorare anche l’edilizia penitenziaria».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA