Il mondo non va come vuole. Va come deve andare

di Roberto Gervaso
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Martedì 12 Giugno 2018, 09:12 - Ultimo aggiornamento: 11:23
Ho riletto Il tramonto dell'Occidente, di Oswald Spengler, filosofo tedesco della Storia. Ho riletto l'inglese George Orwell, la sua Fattoria degli animali e il suo 1984. Quali profeti! Tutto ciò che avevano divinato, moderni ma infallibili Nostradamus, si è avverato, o si sta avverando.

L'Europa è alle corde. Lo è perché ha fatto il suo tempo. Lo è perché tutte le civiltà tramontano, anche quelle che sembravano eterne.
Il Vecchio Occidente ha segnato un'epoca, ha dominato pur con alti e bassi un'era.

Dopo la gloria di Roma, i secoli bui, che secoli bui non furono, anzi, con Giustiniano e Carlomagno impressero all'Europa un prodigioso marchio, gettando, il re franco, le basi di un nuovo ordine. Fu lui il primo a sognare e a realizzare, finché fu in vita, l'ideale di un Continente unito sotto le sue bandiere e i suoi scudi. Un sogno svanito con gli epigoni e ripreso da Carlo V, da Luigi XIV, il Re Sole, da Napoleone, il Grande Corso.

La primazia europea fu per secoli non una suggestione, ma una realtà, un dogma politico e sociale. Sia pure in un sanguinoso fandango di guerre, guerricciole, rivoluzioni, rivolte, susseguirsi di dinastie e cruenti conflitti religiosi, scomuniche. Le più improprie armi di una Chiesa temporale, mondana, costantiniana, che troppo spesso si macchiò di quei delitti che imputava ai nemici. Sempre in nome di Dio, che inspiegabilmente non incenerì con i suoi fulmini questo dissennato, sciagurato, pomposo e miserabile pianeta, una manciata di fango nella sublime infinità cosmica.
Più vicino a noi, il Millenovecento, che se, da una parte, sviluppò una scienza fantastica, dall'altra insanguinò la nostra fetta di globo, con il più orrendo dei Moloch: la guerra. E non una: due mondiali. Guerre che mostrarono all'uomo quanto l'uomo fosse feroce, avido, accecato dall'ambizione e dal potere.

Gli anni della Seconda, (noi eravamo bambini) li abbiamo vissuti. Anni spaventosi. Dopo la prima guerra fu stravolta la mappa geopolitica del Vecchio continente. Si frantumarono le antiche monarchie assolute e nacquero le grandi dittature. Il secondo conflitto più massicciamente del primo, portò gli Stati Uniti in Europa e per decenni, dopo la conferenza di Yalta, lo Zio Sam si spartì con il Baffone il dominio del Continente e dell'intero pianeta. Cominciò la guerra fredda, ci fu il disgelo, infine la caduta del Muro di Berlino, che doveva morire lentamente, dilaniato dalle metastasi, non d'infarto da un giorno all'altro. La cortina di ferro s'incenerì e i popoli dell'Est sciamarono nell'Ovest, sovvertendone l'ordine. L'immigrazione fu foriera di un caos indescrivibile. L'Europa, senza più i succhi vitali di un tempo, ha dovuto, e dovrà sempre di più cedere il campo agli Stati Uniti, alla Cina, all'Asia. Il tramonto dell'Occidente.

Orwell, con il Grande Fratello, vide ancora più lontano. Uomini che reggono le sorti con macchine infernali, le vere padrone del futuro. Un futuro cominciato una trentina d'anni fa e che ci sta trasformando in un diabolico Leviatano. Il mondo ha fatto più progressi in trent'anni che dai tempi dell'uomo di Neanderthal.
Ma attenti a non confondere progresso e civiltà. Il progresso è onorato dai nomi di Tolomeo, Copernico, Galileo, Newton, Einstein, Marconi, Bill Gates, Steve Jobs.

La sua valenza è solo tecnica, tecnologica, materiale. La civiltà è un'altra cosa. La civiltà è Platone, Aristotele, Seneca, San Tommaso, Pascal, Kant. E noi con chi stiamo? Con la nostra vecchia penna a stantuffo, e le Lettere a Lucilio dello stoico Seneca.
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