Israele, gli episcopati europei spiazzano la linea di Papa Francesco e denunciano apertamente «i terroristi di Hamas»

Israele, gli episcopati europei spiazzano la linea di Papa Francesco e denunciano apertamente «i terroristi di Hamas»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 8 Novembre 2023, 12:28

Sono gli episcopati europei in una dichiarazione congiunta sulla guerra in Medio Oriente a spiazzare completamente Papa Francesco: in un documento unitario denunciano i «terroristi di Hamas», definendo con precisione l'identità del gruppo estremista islamico e jihadista che ha portato avanti il terribile piano di sterminio di 1400 israeliani il 7 ottobre scorso. «La violenza e la crudeltà dei terroristi di Hamas, che hanno colpito Israele il 7 ottobre, hanno sbalordito e inorridito il mondo. Noi, leader delle Chiese cristiane in Europa, esprimiamo la nostra profonda compassione per quanti che sono morti, per coloro che sono rimasti feriti, per quelli che hanno perso una persona cara, e rivolgiamo il nostro pensiero agli ostaggi e alle loro famiglie». Finora il Papa nelle sue numerose e vibranti condanne pubbliche, fatte in diverse occasioni, pur avendo parlato del terrorismo, ha sempre evitato di additare e circoscrivere la matrice politica e ideologica, nominando Hamas. 

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I vescovi europei ammettono che il contesto storico di «colonialismo, antisemitismo e islamofobia ha portato alla situazione attuale. Riconosciamo - si legge - l’immensa sofferenza di entrambe le parti e siamo profondamente rattristati dalla distruzione dei luoghi sacri che sono tradizionalmente visti come luoghi di rifugio».

Aggiungendo di essere solidali con chi promuove la pace. «La distruzione della vita non promuove né la libertà, né la verità, né la giustizia». 

L'UDIENZA

Francesco stamattina, durante l'udienza generale, ha ripetuto ancora una volta che bisogna arrivare a una «pace giusta». Aggiungendo una frase divenuta quasi un mantra: «la guerra è sempre una sconfitta. Si soffre tanto». 

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Cosa significa pace giusta per il Vaticano? La risposta il Papa la affida al cammino della comunità internazionale, alle Nazioni Unite, alle regole condivise, al moribondo multilateralismo. Alcuni giorni fa durante l'intervista alla Rai, Francesco ha chiarito che si dovrebbe realizzare quanto esprimono le Risoluzioni Onu, di due popoli che devono vivere insieme. «Con quella soluzione saggia: due popoli due Stati. L’accordo di Oslo: due Stati ben limitati e Gerusalemme con uno status speciale».

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Intanto in questi giorni, proprio in merito alla posizione di Papa Francesco, è nata una polemica sui motivi che lo hanno portato, due giorni fa, a non leggere il discorso ad un gruppo di rabbini. Quella mattinata il pontefice si era alzato con un po' di febbre e diversi dolori articolari, sicchè arrivato alla quarta udienza della giornata, si è scusato e ha scelto di mettere da parte il testo preparato per avere più tempo per salutare uno per uno i rabbini, molti dei quali suoi amici. All'udienza successiva, Francesco, ha letto normalmente il testo e ha continuato gli appuntamenti in agenda.

VITTIME

Ad avere sollevato dubbi su una linea di condotta definita un «po' ambigua», frutto di una posizione difficilissima, quasi in bilico tra il mondo ebraico e il mondo musulmano in una terzietà oggettivamente complessa da portare avanti in un contesto di guerra aperta, è stata la mancata udienza ai familiari delle vittime del pogrom del 7 ottobre. Un gruppo di familiari israeliani, su invito di alcuni autorevoli esponenti dell'ebraismo romano, due settimane fa sono arrivati a Roma per avere un incontro con tutte le autorità e sollecitare di fare il possibile per la liberazione degli ostaggi. 

In quei giorni sono stati organizzati a tambur battente, senza grossi margini di preavviso, appuntamenti importanti, con diversi politici istituzionali, tra cui anche la presidente del Consiglio che si è resa disponibile subito. E' stata ovviamente inoltrata una richiesta anche al Vaticano ma il Papa ha fatto rispondere che in quei giorni era tanto impegnato con il Sinodo e non poteva vederli. L'incontro con i familiari è così slittato sine die, forse i familiari torneranno a Roma a fine novembre anche se non c'è nulla di confermato.

RETROSCENA

Questo episodio dietro le quinte ha lasciato dietro di sé una scia di interrogativi che si sono accavallati, mescolandosi al famoso discorso non letto ai rabbini. Ne è persino nata una polemica sollevata dalla storica Lucetta Scaraffia, che da storica metteva rigorosamente in fila i fatti rilevando una certa «ambiguità di fondo» nel procedere e padre Antonio Spadaro, ex spin doctor del Papa ed ex direttore di Civiltà Cattolica che, invece, imbastiva una difesa d'ufficio spiegando che la geopolitica bergogliana vuole sciogliere i nodi con la misericordia «o al meno ci prova, immaginando una convivenza umana e una azione politica che parli il linguaggio della riconciliazione con il nemico senza escluderlo». 

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