L'architetto Albi ucciso al bar: via al processo. Tre imputati, 93 testimoni

L'architetto Albi
di Giuseppe D'Intino
2 Minuti di Lettura
Venerdì 29 Marzo 2024, 07:10

Si prospetta un processo lungo e complicato quello che dovrà accertare chi ha sparato, per ordine di chi e perché. Comincia oggi in Corte d’assise a Chieti, seppur con l’alta possibilità di rinvio, il procedimento sul delitto del Bar del Parco di Pescara, il locale dove, il primo agosto del 2022, un misterioso uomo aveva puntato la pistola contro due clienti che erano seduti nel dehors, per poi fare fuoco.

In quell’occasione a perdere la vita fu l’architetto Walter Albi, mentre l’ex calciatore Luca Cavallito, ferito gravemente, riuscì a scamparla fingendosi morto. A dover rispondere delle accuse di omicidio volontario premeditato e tentato omicidio in concorso sono Cosimo Nobile, ritenuto essere l’esecutore matiarale, Natale Ursino, calabrese legato alla ‘Ndrangheta che avrebbe commissionato il duplice omicidio, e Maurizio Longo, uomo di fiducia di Ursino, che sarebbe il fiancheggiatore.

Il procuratore capo Giuseppe Bellelli, l’aggiunto Anna Rita Mantini e il sostituto Andrea Di Giovanni hanno chiamato a raccolta ben 93 testimoni: 52 di loro sono i membri delle forze dell’ordine che hanno svolto le indagini, sei sono i medici che hanno compiuto i vari accertamenti e poi vi è una lunga lista di parenti e amici delle due vittime. 

Per quanto riguarda la dinamica della sparatoria, le immagini delle telecamere di videosorveglianza sono lapalissiane.

Albi e Cavallito erano pronti per consumare un aperitivo serale in compagnia di altre persone: i due avevano davanti a sé un vassoio con una dozzina di pizzette ed erano seduti entrambi dallo stesso lato del tavolo. D’un tratto, però, un uomo dal volto bardato da un casco integrale ha fatto irruzione attraverso le siepi che separano il bar dall’ex tracciato ferroviario, ha iniziato a sparare all’impazzata e, prima di fuggire, ha sottratto i cellulari delle due vittime dalla scena del crimine.«Questo è per te e i tuoi amici infami», avrebbe detto il killer poco prima di dileguarsi.

Ad aver pronunciato queste parole - secondo l'accusa - sarebbe stato Cosimo, la cui voce è stata riconosciuta dal sopravvissuto Cavallito. Contro Ursino, invece, vi sono alcuni messaggi inviati alle vittime, con cui si sarebbe dovuto incontrare per trattare la compravendita di alcuni preziosi: una trappola, secondo gli inquirenti, ordita per colpire l’architetto e l’ex calciatore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA